Racconigi – Era stata accusata di aver avuto atteggiamenti persecutori nei confronti dei vicini che condividevano con lei il cortile su cui affacciavano le case della piccola borgata, ma alla prova dei fatti nessuna delle accuse è stata provata e la donna, di professione veterinario, è stata assolta con formula piena dal tribunale di Cuneo. Le liti erano iniziate poco dopo l’arrivo della donna nel comprensorio dove tutti si conoscevano da anni, in particolare da quando la nuova arrivata aveva denunciato una canna fumaria abusiva che mandava gli scarichi nella sua proprietà. L’obbligo di sanare l’abuso aveva comportato un inasprimento nelle relazioni che, in un crescendo di dispetti, ripicche e insulti, aveva portato la questione nell’aula del tribunale dove la donna è stata chiamata a rispondere di atti persecutori. Una dei vicini, costituito parte civile in giudizio, aveva riferito di continui dispetti e insulti ogni volta che usciva di casa o che qualcuno provava a fare anche il minimo rumore, dal vicino che spaccava la legna al cane che abbaiava e alla vicina che puliva davanti casa: “Ci filmava in continuazione, ero stanca che la mia vita fosse così sotto controllo”, aveva riferito in aula la parte civile. Due episodi in particolare erano stati contestati e riguardavano uno dei vicini (nel frattempo deceduto) avvenuto a febbraio 2017 quando i due si incontrarono all’interno del poliambulatorio: l’uomo accusò la donna di averlo aggredito per le scale, ma un infermiere, unico testimone dell’episodio, aveva riferito al giudice di aver solo assistito a un diverbio fra i due vicini di casa. Sempre lo stesso signore aveva poi accusato la donna di averlo quasi investito nel mese di giugno nei pressi del castello mentre attraversava con la bici una rotatoria. Le telecamere che l’imputata aveva però installato sull’auto a propria tutela, hanno dimostrato che sarebbe stato l’uomo a lanciare la bici tra le ruote dell’auto: “Un gesto provocatorio da parte dell’uomo, che va inserito in un contesto di reciproci attriti, in una serie infinita di episodi che hanno prodotto disagi psicologici in entrambe le parti come certificato dai rispettivi medici”, ha concluso il pubblico ministero Gianluigi Datta nel chiedere l’assoluzione della professionista. Una conclusione rigettata dall’avvocato di parte civile che nel chiedere la condanna della donna ha ribadito quanto riferito da altri vicini di casa in merito all’atteggiamento persecutorio dell’imputata ogni volta che qualcuno usciva o rientrava in casa, mentre alla richiesta di assoluzione si è associata la difesa della donna che ha sottolineato come la semplice richiesta di sanare delle irregolarità edilizie le abbia fatto terra bruciata intorno, in un contesto dove tutti si conoscevano da sempre. Richiesta accolta dal giudice che ha assolto la donna per insussistenza del fatto.