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Venerdì 22 novembre 2024

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Una community, esperienza di Chiesa, perché i social sono un aiuto anche alla vita di fede

Una grande partecipazione ieri sera, mercoledì 15 novembre, nel tempio della parrocchia del Cuore Immacolato per ascoltare l'ospite don Alberto Ravagnani, il prete social

La Guida - Una community, esperienza di Chiesa, perché i social sono un aiuto anche alla vita di fede

Cuneo – Una grande partecipazione ieri sera, mercoledì 15 novembre, nel tempio della parrocchia del Cuore Immacolato per ascoltare l’ospite don Alberto Ravagnani, il prete social di Busto Arsizio che ha raccontato la sua esperienza. Una chiesa piena di ragazzi, giovani, adulti, genitori e nonni tutti per ascoltare un giovane prete di 30 anni, diventato famoso dal Covid in poi per. suoi interventi social. Un vero influencer, cattolico, che lancia messaggi positivi ai giovani. Il racconto di un’esperienza per dire che ci sarà una “chiesa che verrà” e un “futuro insieme” come recita il titolo della serie di tre incontri organizzati da don Carlo Occelli.
Il racconto di don Alberto, prete da cinque anni, parte dalla sua vocazione dal suo desiderio di giovane di essere felice e di cercare quella felicità: una frequentazione normale all’oratorio, una fede che non deriva da una tradizione familiare perché la sua è una famiglia non credente, fino alla svolta: “Capisco che voglio essere felice, mi portano in oratorio dove trovo non tanto la fede ma gli amici. A 17 anni la mia vita cambia durante una vacanza con l’oratorio dove incontro un amico vero, Andrea ,e poi l’esperienza di conversione forte che passa attraverso la delusione. Capisco che ero deluso dei miei genitori, non riconoscevo il loro amore e questo mi bloccava. Capisco che quello era il mio problema, le mie ferite e da lì mi vado a confessare e più confesso di essere triste e di non sentirmi amato più sono felice. Esco e sono diverso, entusiasta, libero, ero felice”.
Poi il Seminario, la consacrazione, le prime esperienze in oratorio dalla parte del prete e il Covid, con una vita anche nell’oratorio da reinventare. “Inizio con i video – continua don Alberto -. E la mia vita cambia. Sono stato risucchiato in un vortice, e credo che sia lo Spirito che mi ha chiesto di continuare, vedevo un mondo che si spalancava davanti a me, un mondo che è il mondo di oggi degli influencer, della comunicazione, dei social, della televisione, quello che sta nei nostri telefonini e che frequentiamo da mattina a sera. Il mondo mi ha travolto e mi sono reso conto che non era così male. Anzi ho trovato lì molta più vivavità e molte più domande rispetto a quello dove stavo prima, anche rispetto a quelle che avevano i ragazzi che stavano già in oratorio. Ho trovato ragazzi più aperti ad ascoltare risposte circa le domande profonde di senso. E mi sono chieso perché la Chiesa deve stare da un’altra parte rispetto al mondo? Sembra così da fuori, ma a volte anche chi è dentro fa fatica a sentirssi contemporaneo”.

Una nuova Chiesa?

“Assecondando la realtà mi sono reso conto la chiesa ha un sacco di futuro. Poi quello che è successo dal 2020 ad oggi è una esperienza di grazia, una cosa bellissima, la Chiesa viva nuova, sorprendente: magari non è negli stessi luoghi di prima, non rispetta gli stessi tempi di prima fa strade nuove, ma è la Chiesa. Ma non è così drammatico, è già successo ai tempi di San Paolo”.

I social

” Faccio video dal 2020 la mia vita e cambiata, diventavo popolare. Cristo prende forma nella Chiesa di oggi. Come San Poalo dall’incontro con Dio ha il dediderio di annunciarlo a tutti, oggi le persone che sono vicine se hanno tik tok devo capire cosa pensano, quali sono i loro riferimenti culturali, devo conoscerli per inserirmi lì e comprendere il loro vissuto. La Chiesa nel corso  della sua storia è cambiata e rinnovata. Non dobbiamo scandalizzarci per i cambiamenti che stanno avvenendo”.
Don Ravagnani racconta poi l’esperienza dei suoi ragazzi e del suo oratorio a Busto Arsizio e l’incontro avvenuto proprio lì con centinaia di giovani arrivati dai social: “Dio ha toccato il cuore di tutti tramite le relazioni. La gente è tanta, i social avvicinano sempre più persone e c’è bisogno di fare qualcosa. Stavo viaggiando tanto perché avevo scritto un libro e trovavo ragazzi santi ovunque ma erano soli. Se ci uniamo insieme, creiamo qualcosa di potente, un contesto nuovo, nasce fraternità che è una community on line che diventa pagina istagram, telegram, esperienza di Chiesa che ha questa vocazione, creare rapporti nuovi per ragazzi che vogliono essere santi, per fare in modo che i ragazzi possano fare la differenza nella loro comunit. Questa è la storia, non è un movimento, non un’associaizone, una community che non è nel diritto canonico. Oggi i ragazzi sono diversi e hanno bisogno di vivere in modo diverso la fede, magari un passo verso la Chiesa che verrà… I social permettono di rimanere in contatto e sono un aiuto anche alla vita di fede, ci aiutano per rimanere vicini”.

Quello di don Ravagnani è solo il primo dei tre incontri previsti. Gli altri saranno giovedì 23 novembre con don Marco Pozza, scrittore, personaggio televisivo, autore televisivo e giornalista italiano, cappellano del carcere Due Palazzi di Padova, ha intervistato papa Francesco in quattro programmi televisivi, dedicati rispettivamente al Padre nostro, all’Ave Maria, al Credo, ai vizi e alle virtù. Era già stato a Cuneo ospite ai Salesiani. Venerdì 1° dicembre chiude Sergio Procopio attore di teatro, fondatore della compagnia teatrale “I Barabba’s Clown” con la quale, per dodici anni, partecipa a oltre 1800 rappresentazioni teatrali in tutta Italia e all’estero.

 

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