Autunno caldo è espressione che l’autore mutua dalle cronache sociali. Non è solo di gioco di parole per dissimulare la questione climatica. Va letta in termini simbolici evocando il tramonto di un sistema economico nel contesto della diffusa crisi ambientale.
Il libro presenta però un approccio alle problematiche ecologiche non strettamente ambientalista. Senza nulla togliere agli allarmi sui cambiamenti climatici e gli approfondimenti sull’argomento, persegue un’altra strada, cercando le motivazioni storiche e economiche all’origine dell’attuale situazione. Ravvisa nel sistema economico dominante le dinamiche che conducono al disastro.
Fa da supporto la teoria della complessità per cui non si danno realtà separate. Ogni elemento dell’universo è correlato agli altri. Eventuali cambiamenti nell’uno si riflettono sugli altri secondo modalità non sempre definibili con chiarezza. Se bizzarra potrebbe apparire la “relazione tra la crescita di un titolo azionario, l’espansione di una metropoli e la fusione della banchisa polare”, in realtà l’attenzione va portata proprio su questa labirintica mappa del mondo.
Si percorre così l’evoluzione dell’ideologia capitalista nei suoi risvolti sociali, tecnologici, economici, facendo convergere il tutto nella questione ecologica come risultato di sconsiderata idea di progresso. La presenza dell’uomo e la sua organizzazione sociale, l’Antropocene, diventano fattori “ingombranti” per il pianeta che “destabilizzano l’ottimismo degli ultimi secoli”.
Il proliferare delle conquiste coloniali segna la svolta del mondo moderno generando un sistema economico fondato sul riprodursi del capitale investito, sullo sfruttamento intensivo del suolo, minerario e agricolo, sul superare i limiti per avvantaggiarsi sulla concorrenza “in modo più efficace e durevole di quello concesso dalla mera egemonia militare” dei secoli precedenti.
Il sistema capitalistico determina una nuova organizzazione sociale fondata sulla divisione tra proprietari e lavoratori, sull’urbanizzazione e la richiesta di maggior prodotto agricolo, sull’emergere di ingiustizie sociali a dimensione planetaria. Fuori campo rimangono le conseguenze di questo dissennato sviluppo caratterizzate dal rapido evolversi da una dimensione locale ad una globale. Il progressivo inquinamento delle aree urbane, già denunciato dagli studiosi del Settecento, diventa la questione climatica di oggi. L’organizzazione agricola finalizzata alla produzione industriale presuppone pesticidi e concimi chimici. La richiesta impellente di risorse rintracciabili in zone lontane dai luoghi di produzione non solo incide sulla salubrità dell’aria, ma genera e mantiene un clima di tensione all’interno e tra gli stati.
La teoria della complessità riconduce queste osservazioni alla questione climatica che l’autore ritiene comunque di non dover affrontare in chiave apocalittica. Si tratta di rivedere i presupposti del sistema capitalistico, ma anche sollecitare una consapevolezza individuale che si traduce nel concetto di “cura” non solo dell’ambiente, ma anche delle relazioni umane ripartendo dalla vita quotidiana e mettendo i “beni comuni” al centro delle richieste rivolte al potere politico.
Un autunno caldo
di Andrea Fantini
Editrice Codice
euro 19