Grazia Gallo è nata a Cuneo dove vive e lavora. Frequenta il Liceo Artistico Ego Bianchi nella sua città natale e, quindi, l’Accademia di Belle Arti a Firenze e l’Istituto Steiner di Torino. Successivamente frequenta un Corso di Perfezionamento alla Sapienza di Roma e un master sulle Arti terapie all’Artedo Academy di Lecce. Insegnante negli istituti scolastici superiori attualmente insegna al Bianchi-Virginio e all’Accademia di Belle Arti di Cuneo.. Giovanissima, partecipa alle mostre “Hors d’Oeuvre” e “Ai Confini dell’Impero”. È anche uno dei “Cuneesi al Boom” della Galleria Confini nel 1994. Successivamente, approfondisce il proprio percorso professionale come insegnante mentre, contemporaneamente, viene assorbita dagli impegni familiari.
Si diradano quindi le presenze di tipo espositivo mentre prosegue la sua ricerca nella direzione di una raffinata pittura non figurativa, basata sugli accostamenti dei colori, le grandi campiture, il segno erratico, con esiti che rimangono molto convincenti. Da MiArt (1994) e Artissima (1995) alle recenti mostre in Corea, Montecarlo e Parigi, ha mantenuto fede alla sua ricerca sperimentale legata all’espressione contemporanea dei linguaggi intimistici e del fluire e affiorare delle forme del sentire.
“La ricerca espressiva di Grazia Gallo – scrive Enrico Perotto – è incentrata sulla definizione di piani predisposti di precisi ‘stratagemmi’ operativi, veri e propri ‘meccanismi’ visivi, con i quali si propone di agire con un codice nuovo, partendo dalla trouvailledi vecchi canovacci cuciti con soggetti figurativi di genere paesaggistico stereotipati, o di tessuti ricamati a motivi ornamentali geometrici o con temi religiosi, realizzati da mani femminili a mezzopunto, da cui tutto comincia. Grazia, infatti, interviene manualmente e reinventa forme e contenuti di tali prodotti tessili, contribuendo a trasformarli in ideazioni personali di fiber art e declinando il concetto di ‘immagine’ in metafore del caos sotteso al rapporto uomo/natura o in libere e astratte rivisitazioni della componente materica e tattile di ciascun derivato tessile, rivelando snodi differenti della tecnica di lavorazione dei filati, in un’ottica pitto-grafica indirizzata tendenzialmente all’aspetto ‘decorativo’ della qualità delle forme, che, come riteneva lo storico dell’arte statunitense Bernard Berenson, fa “leva direttamente sui sensi””
“Il lavoro di Grazia Gallo – scrive Alessandro Abrate – il lavoro di Grazia Gallo è giocato su una resa pittorica evocativa, decostruita, fluidamente alterata, semplificata e innervata di sottile ironia. La forza o la delicatezza di un segno, l’alternanza di mute presenze contrapposte ad altrettanto silenziose assenze, ripetitive e -a volte- stranianti reificazioni, si fanno sperimentazioni armoniche, paesaggi della mente e del cuore con rimandi che possono includere singolari citazioni e spaziare nel tempo”.
L’ultima sua ricerca è il ciclo di opere “Stratagemma 109” che affronta una rilettura del rapporto mito/natura/attualità. La tecnica del mezzopunto, pratica desueta del ricamo prettamente femminile, viene trasposta nell’ambito dell’espressione contemporanea; fisicamente ribaltata, rivelando nel rapporto recto e verso inedite e libere orditure, tensioni nell’azione di schemi non precostituiti. Spiega la stessa Grazia Gallo: “Le figure perdono l’oggettività, il senso, originariamente ingenuamente e pedissequamente ricostruito sulla base di un tracciato disegnativo e cromatico precostituito e predestinato. La tematica del paesaggio/natura è centrale, intesa come struttura che si smembra, accoglie nella metamorfosi di sopravvivenza nuove sembianze, perde i contorni accogliendo come nella pittura leonardesca una materia che sconfina in lunghezze d’onda, senza contorni. Le forme si sgretolano lontane dall’obbedienza ad uno schema, lontane da loro stesse. I filati delle fibre organiche canalizzano duttili il DNA della saliva delle ricamatrici più o meno abili, nel passaggio del filo nella strettoia della cruna, al di là della tela . L’esperienza tattile e visiva necessita di una ricostruzione sulla base di un’esperienza-memoria storica. Il tema del paesaggio/natura si carica di pulsioni, di codici negati, abbandona la stereotipia, si interrompe. Le trame si sollevano, si sganciano: I tracciati scardinano gli schemi cartesiani, i bit, riconnotando la natura dell’auto azzeramento, della catastrofe necessaria per la rescrittura, l’ascolto, ricostruzione solo parziale. Un corto circuito di fili organici che rimanda alle conflittualità e fragilità dei miti, come in quello di Penelope/Aracne che per “ingenua fedeltà” incanta, incarnando con la tessitura il valore del tempo sospeso in senso filosofico, per poi disfare, tagliare tenendo il ritmo, nel sospiro notturno, energia silente e paziente come immagine di rimando delle emblematiche Moire o Parche”.
La ricerca “stratagemma 109“ intreccia una nuova visione della Fiber Art e dell’Art and Craft, nell’ambito dell’espressione contemporanea del mix dei linguaggi che esprimono la volontà del ri-uso e l’attenzione alle poetiche ambientalistiche. I soggetti sono paesaggi o elementi naturali che ribaltati svelano mappe libere, luoghi sotterranei.
Alcune opere di Grazia Gallo si possono vedere a Palazzo Lucerna di Rorà già Oreglia di Novello di Bene Vagienna nella mostra “Scene da un Mondo (ir)responsabile 2 – “Segni e simulacri differenti” collettiva curata da Enrico Perotto, con la partecipazione di 21 artisti che fa parte del progetto di grandArte “Tra grandi nomi e giovani emergenti” sostenuto dalla Regione Piemonte e dalla Fondazione Crc. Insieme a lei espongono Mirko Andreoli, Daniele Bianco, Cristina Bollano e Paolo Peano, Vesna Bursich, Marienzo Ferrero, Frans Ferzini, Giuseppe Formisano, Sara Giraudo, Jins (Paolo Gillone), Mario Gosso, Chen Li, Mario Lo Coco, Barbara Nejrotti, Corrado Odifreddi, Chiara Quaglia, Ornella Rovera, Marina Sasso, Claudio Signanini, Kate Tedman, Gianni Maria Tessari. Fino al 31 dicembre la mostra è visitabile il sabato dalle 15 alle 18 e i festivi dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18.