Cuneo – Domani, venerdì 27 ottobre si saprà in modo definitivo quale sarà il verdetto per l’acquisizione di Egea dove Iren un mese fa è stata individuata come “offerta preferita”, ma dove rimane in corsa anche il fondo internazionale Davidson Kempner/Thaleia.
Egea ha incontrato ieri prima i soci pubblici, i sindaci di una cinquantina di Comuni di Langa e Roero che sono soci della multiutility albese, poi una settantina di soci privati. Oggi un nuovo incontro informativo riguarderà gli obbligazionisti. Ma negli incontri con il nuovo presidente Paolo Pietrogrande, che ha sostituito dall’11 ottobre Pier Paolo Carini, e il consigliere delegato alle trattative coi partner industriali Giovanni Valotti, il consulente incaricato della procedura negoziata Roberto Ranalli e al presidente del consiglio di sorveglianza Giuseppe Rossetto, si è parlato di aggiornamento sullo stato di salute di Egea e della procedura per risolvere la crisi avviata nei mesi scorsi per salvare l’azienda e non della trattativa che è ancora in corso. Pietrogrande ha garantito che i due soggetti, Iren e Thaleia sono in corsa e che adegueranno le loro offerte.
Il Consiglio di Gestione di Egea con il Consiglio di Sorveglianza il 28 settembre, esaminato le offerte ricevute, aveva deliberato di proseguire nelle interlocuzioni dirette con Iren che, “avendo presentato una proposta completa e coerente con la procedura di composizione negoziata della crisi, è ritenuto, allo stato, Preferred Bidder”. La proposta su Egea è stata presentata anche dal Davidson Kempner/Thaleia (piattaforma dedicata a progetti infrastrutturali per la transizione energetica che fa capo alla società globale di gestione degli investimenti Davidson Kempner Capital Management). Entrambi riformuleranno la propria offerta proprio entro venerdì 27. Domani si scoprirà chi avrà la maggioranza della multiutility di Alba. L’operazione del soggetto “pfererito”, Iren, il gruppo emiliano-torinese del Nord-Ovest, prevede che rilevi il 90% di Egea, escluso il comparto condomini, che manterrà gli attuali livelli occupazionali e, per tre anni, anche le banche creditrici entreranno nell’azionariato.