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Domenica 22 dicembre 2024

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Accusa di spaccio, ma spunta anche un’estorsione per un debito

Testimonianze in un processo in corso a Cuneo, si parla anche di debiti accumulati dai "consumatori" nei confronti dello spacciatore di cocaina

La Guida - Accusa di spaccio, ma spunta anche un’estorsione per un debito

Cuneo – Altri tre testimoni hanno deposto in tribunale a Cuneo al processo per spaccio continuato di stupefacenti a carico di B. A., cittadino albanese residente in città, accusato per numerosi episodi di cessione di sostanze stupefacenti avvenute tra il 2018 e il 2019. A carico dell’uomo gli inquirenti hanno acquisito le testimonianze di vari acquirenti che più o meno regolarmente lo contattavano per rifornirsi di cocaina al prezzo di 60-80 euro al grammo. “Ci prendiamo un caffè”, era la frase in codice più ricorrente per fissare un appuntamento, o più semplicemente un messaggio whatsapp con un emoticon, e B. A. si presentava puntualmente con le dosi di cocaina conservate nel frontalino dell’auto. Alcuni suoi acquirenti avevano anche contratto con lui grossi debiti, come il testimone che aveva deposto alla scorsa udienza e che ha riferito di 4.000 euro da ripagare, o come il testimone ascoltato all’ultima udienza che aveva con l’imputato un debito di 1.800 euro che stava restituendo pian piano anche grazie all’aiuto economico della sua fidanzata. Alla restituzione di questo debito è stato dedicato molto tempo dell’udienza perché ad essa è anche legata l’accusa di estorsione che è stata contestata all’imputato: “Acquistavo da lui 5 grammi di cocaina all’incirca ogni 10 giorni al prezzo di 60 euro – ha riferito in aula il teste -, ci vedevamo al bar a Cuneo o a Beinette, o al parco Monviso. A volte anche se non avevo soldi me la dava, altre volte non mi dava niente perché diceva che a lui non la regalavano”. Agli inquirenti che lo avevano fermato a marzo 2019 subito dopo uno dei loro incontri, l’uomo aveva raccontato che una volta B. A. si era arrabbiato per la mancata restituzione del debito e gli aveva detto che si sarebbe preso la sua auto. “Ci siamo alterati ma subito dopo ci siamo calmati”, ha precisato il teste in aula negando che quella frase potesse essere intesa come un tentativo di estorsione. Anche la fidanzata di quest’ultimo acquirente ha confermato come non ci fosse l’intenzione di una vera estorsione nella parole dell’imputato, e che comunque lei non si era minimamente spaventata: “Disse ti prendo l’auto e io risposi che la mia auto non si toccava; dissi che lo avrei denunciato raccontando che spacciava. Col mio ragazzo poi riflettemmo sulla possibilità di dargli l’auto per scalare il debito. Io mi ero offerta di aiutarlo a ripagare il debito a patto che lui smettesse di far uso di droga”. Alla prossima udienza verranno ascoltati i testimoni della difesa.

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