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Venerdì 22 novembre 2024

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Promotore finanziario a processo per circonvenzione d’incapace

La vicenda riguarda una coppia di anziani coniugi, tra un testamento cambiato, gioielli spariti e una casa di campagna con vendita bloccata dalla Guardia di Finanza

La Guida - Promotore finanziario a processo per circonvenzione d’incapace

Ceva – È proseguito al tribunale di Cuneo il processo per circonvenzione d’incapace in cui è imputato C. C., promotore finanziario monregalese, accusato di aver approfittato di due anziani coniugi di Pietra Ligure, impossessandosi del loro consistente patrimonio tra beni immobili, denaro e gioielli. In aula, per l’accusa avevano deposto i due parroci della parrocchia di Pietra Ligure cui inizialmente i coniugi avevano deciso di lasciare i propri beni a patto che la parrocchia si occupasse di loro (con assistenza in casa invece di una struttura). Il testamento redatto e sottoscritto nel 2017 dalla coppia, un anziano comandante di Marina in pensione e la moglie, disponeva l’eredità al coniuge superstite e in seguito il lascito alla parrocchia, ma venne successivamente modificato nella primavera del 2019 dopo che i due conobbero un promotore finanziario di Ceva che, a partire dal rapporto professionale, avrebbe acquisito un ruolo sempre più preponderante nella loro vita tanto da diventarne l’erede. A differenza del primo testamento però in quello sottoscritto nel 2019 al coniuge superstite sarebbe spettato solo l’usufrutto dei beni comuni di cui diventava di fatto erede l’attuale imputato. In aula i due parroci avevano testimoniato il loro dispiacere nel vedere che il loro rapporto con la coppia era cambiato da quando quelli avevano conosciuto C. C., soprattutto a seguito del ricovero del marito avvenuto nella primavera del 2019 e del suo successivo trasferimento in una casa di riposo a Vicoforte: “È la cosa che più mi dispiace – aveva riferito in aula don Bezzone – perché alla fine in casa di riposo ci è finito lo stesso e nel 2020 si è preso il Covid di cui è morto”. Anche il nuovo parroco don Giancarlo aveva testimoniato la difficoltà a mantenere un rapporto con la signora dopo che il marito era entrato in casa di riposo: “All’inizio l’accompagnavo io a Vicoforte ma in seguito mi diceva che l’avrebbe accompagnato ‘il signore di Mondovì’ come lei lo chiamava. Quando dopo la morte del marito aprì la busta del testamento ci rimase molto male nello scoprire che avrebbe avuto solo dei soldi e l’usufrutto delle proprietà che erano state lasciate al promotore finanziario”.
Da qui partì la denuncia alla Guardia di Finanza con l’avvocato Nicola Ditta che ora rappresenta la donna costituita parte civile in giudizio. Il medico psichiatra chiamato a fare una perizia ha riferito sullo stato di incapacità della signora a prendersi cura delle proprie cose, incapacità che si riscontrava anche nella documentazione medica del marito, una condizione pienamente riconoscibile da altre persone. “Quando venne accompagnata dall’avvocato a sporgere denuncia – ha riferito il luogotenente della Guardia di Finanza che ha svolto le indagini – ogni tanto si fermava e mi chiedeva chi fossi io. Alla fine della verbalizzazione mi chiese quanto mi doveva”. In aula ha deposto anche l’imputato, assistito dall’avvocato Alberto Summa, che ha fornito una versione molto diversa dei fatti, a partire dalla situazione di solitudine della coppia che lo aveva preso come punto di riferimento in una situazione molto difficile: “A marzo 2019 c’era da gestire il ricovero del marito e li aiutai”. La decisione di cambiare il testamento sarebbe venuta dopo che don Bezzone li avrebbe sgridati perché a occuparsi di loro dovevano essere solo lui e il suo aiutante Antonio: “Dovevano cambiare il testamento e poi nominarmi amministratore di sostegno in caso di bisogno, ma quando scesero dall’ufficio del notaio mi dissero che mi avevano fatto un regalo perché mi consideravano come un figlio”. Secondo l’imputato anche dopo la morte del marito la donna era lucida e presente, “ma aveva un forte stress e parlava continuamente di don Giancarlo che era sempre presente a casa sua. Gli scrissi una mail per chiedergli il motivo di questa presenza così assidua”. Al centro delle domande di accusa e parte civile anche la sparizione dei numerosi gioielli della donna e di alcuni diamanti grezzi e la vicenda poco chiara della precipitosa vendita della casa di campagna della coppia, prontamente bloccata dall’inchiesta della Guardia di Finanza. L’udienza è stata rinviata all’8 marzo.

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