Savigliano – Per oltre dieci anni avrebbe molestato la famiglia di allevatori vicini di cascina ad ogni ora del giorno e della notte, urlando insulti nel piazzale della cascina anche quando avevano clienti in azienda o ospiti la sera a casa e disturbando il loro sonno la notte prendendo a calci e pugni la porta di casa, “ci mandava continuamente messaggi di insulti sui telefoni – aveva riferito in aula la figlia dei due allevatori – quando lo incrociavo con l’auto mi sbarrava la strada. Avevo smesso anche di andare a cavallo nel bosco”. I rapporti che un tempo erano cordiali, si erano bruscamente interrotti a causa delle morbose attenzioni che l’uomo avrebbe manifestato proprio nei confronti della figlia dei vicini quando questa aveva dodici anni, “avrebbe dovuto insegnarle ad andare a cavallo – aveva raccontato il padre al giudice – ma vedevo i suoi sguardi e quello che diceva e non volevo che vedesse più mia figlia”. Per non avere più niente a che vedere con quell’uomo, l’allevatore si sbarazzò anche del cavallo che quello gli aveva regalato e forse fu proprio questo fatto a mandare su tutte le furie A.C. che da quel momento avrebbe iniziato a molestare i vicini. Ad aprile del 2021, in seguito all’ennesimo episodio di urla e insulti, la famiglia si decise a sporgere querela e dopo alcuni giorni si ritrovarono i muri di casa imbrattati di vernice rossa. Per questi episodi ora l’uomo si trova a giudizio con l’accusa di stalking ed imbrattamento. Questi episodi si ripeterono per dieci volte tra maggio e dicembre del 2021, non solo nella cascina dove la famiglia abitava, ma anche all’alpeggio di Marmora a 2000 metri dove la famiglia era andata in estate con il gregge. Per evitare di essere ripreso dalle telecamere che la famiglia aveva piazzato fuori casa, A.C. avrebbe scagliato bicchieri di vernice da lontano, con arco e frecce. In aula i testimoni dell’accusa hanno confermato lo stato di profonda agitazione della ragazza e della famiglia. I militari che avevano condotto le indagini hanno confermato il tenore dei messaggi che l’uomo nel corso degli anni aveva inviato ai vicini tanto da indurre la giovane a cambiare telefono. In aula ha anche testimoniato un amico della giovane allevatrice che ha raccontato di aver più volte aveva fatto turni di guardia la notte per evitare che il vicino tornasse a lanciare la vernice contro i muri di casa. In aula è anche stata ascoltata la registrazione di una conversazione fra l’allevatrice e A.C. in cui la giovane cerca di far ammettere all’uomo la responsabilità degli imbrattamenti ma l’uomo resta sul vago, tornando a parlare del cavallo che la famiglia avrebbe dovuto restituirgli.
Il 12 gennaio proseguirà l’istruttoria con gli ultimi testi di accusa e difesa.