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Martedì 5 novembre 2024

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La paternità: un mestiere ogni giorno da imparare

“Un padre su misura”: deviazioni e incomprensioni in un rapporto da costruire in collaborazione

La Guida - La paternità: un mestiere ogni giorno da imparare

Questo è un libro che, per evitare un rifiuto epidermico, bisognerebbe cominciare a leggere dalla fine, dall’ultimo capitolo. Lì finalmente si trova il senso di una galleria di padri duri o assenti, violenti o senza affetti. Lì la paternità si rivela, per contrasto, finalmente come gesto di amore continuo e forte. Lì il lettore incontra un figlio che si riconosce nel padre e viceversa.
Pare anzi che l’autrice abbia costruito questa galleria di rapporti sbagliati di paternità messi in atto da insospettabili personaggi proprio in vista della conclusione. Anche la scelta di queste figure storicamente o culturalmente di un certo peso ha di che far riflettere.
C’è infatti un profondo crepaccio che divide la sfera pubblica e quella privata di questi personaggi. La prima ha soverchiato la seconda. L’ha cancellata, addirittura. Einstein per tutti è il genio della relatività, Gandhi il profeta della nonviolenza, Pasolini il poeta controcorrente, Peppino Impastato il paladino dell’antimafia.
La realtà della persona non si esaurisce nel suo ruolo. Dietro quelle figure ci sono padri e figli, c’è una vita vissuta nella sua pienezza talora drammatica.
È per questo che si scoprono storie di silenzioso dolore. I figli rimproverano i padri di essere corsi dietro alle proprie teorie o ideali, senza alcun dubbio giusti, e aver dimenticato di avere una famiglia, quando non di vergognarsene. Nascono da queste situazioni addirittura dei mostri: Hitler, Stalin sono anche frutto di queste violenze in famiglia, della mancanza di affetti (nonostante questo non giustifichi i loro errori).
La “versione ufficiale” costruita a beneficio dei curiosi non sorregge una relazione autentica col proprio padre. Lo dice Coco Chanel, lo urla Peppino impastato, lo custodisce silenzioso nel cuore Pasolini. Per un figlio “fare esperienza del proprio padre è sempre come scalare una vetta” anche e soprattutto quando questa esperienza viene negata.
Così quando si arriva all’ultimo capitolo, è un sollievo scoprire che ci sono altri padri, che la paternità è possibile, ma è qualcosa “che si impara solo facendolo”. Michael, tredicenne, lo fa capire a Roberto: questi, piemontese, anzi a dirla tutta cuneese, “raffinato, mondano”, il ragazzo, milanese con una famiglia disastrata.
È l’unica “storia” raccolta dalle parole del protagonista, senza ricorrere ad alcuna verosimiglianza narrativa. Storia di un incontro anzitutto e di una scoperta reciproca. Senza nascondersi le difficoltà, perché se essere padre è come scalare una montagna, lo è anche essere figli. Lo ribadisce la delicata “sfumatura” appena percepibile, ma rivoluzionaria per la vita di una paternità ritrovata, più lontana nel tempo, che diventa lo scoprirsi nonno.
Un ultimo aspetto non certo di secondaria importanza viene dalle appendici. In un libro che parla di paternità emerge con prepotenza quasi la figura della donna. Accanto a ogni uomo c’è sicuramente una madre e nel libro c’è sempre, pur in secondo piano, la figura femminile. Se anche le tre appendici imboccano una strada più “tecnica”, connessa al diritto, si percepisce quanto paternità e maternità siano intimamente legati nel segno del rispetto reciproco e nell’ottica di un servizio al figlio.

 

Un padre su misura
Laura Gaetini
ArabaFenice
18 euro

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