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Venerdì 22 novembre 2024

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Anna Arnaudo: “Il diabete mi ha fatto capire che la vita è fragile e va protetta, e il mio tempo va utilizzato al meglio”

La giovane campionessa del mezzofondo di Borgo San Dalmazzo ha raccontato la sua esperienza nell'incontro al palazzetto dello sport con Pep Guardiola

La Guida - Anna Arnaudo: “Il diabete mi ha fatto capire che la vita è fragile e va protetta, e il mio tempo va utilizzato al meglio”

San Rocco Castagnaretta – Campionessa dello sport, con titoli, record e vittorie nel mezzofondo e nelle gare su lunga distanza, e laureata in ingegneria informatica con lode. Anna Arnaudo, 23 anni tra una settimana, talento di Borgo San Dalmazzo, è salita sul palco del palazzetto dello sport lunedì mattina di fronte a 3.500 studenti in occasione dell’incontro che ha poi visto protagonista Pep Guardiola. Intervista sul palco dal giornalista Mediaset Alberto Brandi, ha raccontato le sue passioni e il suo modo di affrontare lo sport, lo studio e la vita.

“Ho due grandi passioni – ha raccontato davanti alla platea di studenti – La prima è lo sport: l’atletica leggera, in particolare il mezzofondo,  le lunghe distanze. La mia seconda grande passione è l’informatica: arrivo dall’Itis Mario Delpozzo e dopo la laurea triennale sto proseguendo gli studi per la laurea magistrale”.

Le sue giornate sono scandite dagli impegni sportivi e dallo studio: “È grande l’impegno che metto da entrambe le parti, ma non saprei rinunciare a nessuna delle due, nonostante mi costi tanta fatica. Ho capito che la vita è importante, il tempo è limitato e voglio utilizzarlo al meglio. Da qui nasce tutta la voglia di impegnarmi e dare il massimo, di cercare di arrivare sempre più in alto in tutto quello che faccio”.

Nemmeno il diabete di tipo 1, diagnosticato quando aveva 18 anni, non è riuscito a fermarla. Anzi. “Sono diabetica da quando ho 18 anni: è una malattia autoimmune che non ha cura. Al tempo correvo già e quando è arrivata questa notizia sono scoppiata a piangere. Sono stata portata al pronto soccorso e ho smesso di piangere nel momento in cui l’infermiere mi ha detto: “Guarda, stai tranquilla, anche con il diabete potrai continuare a correre”. Ho smesso di piangere e da lì è nata una forza un più. Nelle notti del ricovero io sognavo la mia voce che mi diceva: “Guarda che ce la farai, un modo per farcela lo troverai”. Infatti, da lì a pochi mesi è arrivata la prima convocazione in nazionale. Questo lo devo al diabete perché mi ha fatto capire ancora di più che la vita è fragile e va protetta, e il mio tempo va utilizzato al meglio”.

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