Cuneo – Dei quattro coinvolti nella rissa di piazza Galimberti la sera del 29 maggio 2021, A. O. di origini marocchine era stato l’unico ad aver scelto il giudizio ordinario nel tentativo di dimostrare che non era stato lui a dare inizio alla rissa e che, colpito da altri, aveva solo reagito per difendersi. Gli altri tre, due fratelli peruviani e un altro giovane marocchino, avevano scelto il rito abbreviato per definire le rispettive posizioni. Al tribunale di Cuneo è stato quindi celebrato il processo a carico di A. O. accusato di rissa, resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento di un’auto. Il motivo della rissa che si era scatenata fra due fratelli peruviani e due amici marocchini davanti ai Giardini Fresia spostandosi poi fino in piazza Galimberti è rimasto un mistero, ma aveva di sicuro acceso molto gli animi poiché neanche l’intervento di due pattuglie della Polizia aveva avuto effetto deterrente.
“Quando abbiamo cercato di frapporci per dividere i quattro – ha riferito al giudice uno degli agenti intervenuti – siamo stati spinti, presi a calci e pugni, e anche se riuscivamo per un attimo ad allontanarli quelli subito dopo ricominciavano. Abbiamo dovuto usare le manette per tenerli fermi e solo quando sono arrivate le altre pattuglie siamo riusciti a dividerli”.
Due ragazzi che passeggiavano vicino ai Giardini Fresia hanno riferito che proprio lì erano iniziate le schermaglie fra i due gruppi e che a forza di calci e spintoni i quattro erano arrivati fino in piazza dove, picchiandosi fra le auto, avevano finito per danneggiare la vettura di un signore che aveva parcheggiato in attesa che arrivasse la figlia. Chiamato in aula a riferire dei danni causati alla sua auto, l’uomo ha ritirato la querela per danneggiamento raccontando che in effetti i quattro picchiandosi vicino alla sua auto avevano rovinato uno specchietto. Per l’accusa i reati e il coinvolgimento anche di A. O. nella rissa e nella resistenza a pubblico ufficiale erano stati provati dai testimoni e, escluso il danneggiamento per il quale c’era stata remissione di querela, l’imputato andava condannato alla pena di un anno di reclusione; per la difesa invece nessuna delle testimonianze aveva confermato il coinvolgimento dell’imputato al di là del semplice tentativo di difendersi dai colpi che aveva ricevuto e per questo ne è stata chiesta l’assoluzione. Una lettura dei fatti che però non ha convinto il giudice che ha accolto la richiesta di condanna infliggendo ad A. O. 11 mesi di reclusione con il beneficio della sospensione condizionale della pena.