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Giovedì 21 novembre 2024

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Pep Guardiola a Cuneo: “Il talento non si coltiva su Instagram, il successo è lavoro e passione” – (Foto e video)

L'incontro al palazzetto dello sport con 3.500 studenti delle scuole superiori di Cuneo. “Dobbiamo smettere di pensare che solo chi vince è il meglio. L'importante è provarci e continuare a provarci. Oggi ai ragazzi mettiamo una pressione fortissima"

La Guida - Pep Guardiola a Cuneo: “Il talento non si coltiva su Instagram, il successo è lavoro e passione” – (Foto e video)

Cuneo –  “Nel calcio, nello sport, si perde più di quanto si vince. Dobbiamo smettere di pensare che solo chi vince è il meglio. L’importante è provarci, provarci, tornare a provarci. Oggi ai ragazzi mettiamo una pressione fortissima: gli facciamo pensare che se non hanno successo è un disastro. Non è così. Se le cose non vanno bene, non significa che sono perdenti. Invece devono provare a fare quello che gli piace, provarci e riprovarci, e metterci tutta la loro passione. La vita a volte non va come uno vorrebbe e a volte  vincono gli altri semplicemente perché sono più bravi. Se perdi non importa, riparti e ci riprovi. Ti diranno che non sei capace, ma non significa che non lo sei. Solo tu sai davvero se ci hai messo tutto e se puoi essere soddisfatto di te stesso. La mia felicità, il mio giudizio su me stesso, non deve dipendere dal giudizio del mio vicino, dal mio compagno, dal mio allenatore o di un giornalista”.

Un momento del dialogo tra Pep Guardiola e i ragazzi del progetto “La Generazione delle Idee” di Fondazione CRC (foto: Silvia Pastore)

Un momento del dialogo tra Pep Guardiola e i ragazzi del progetto “La Generazione delle Idee” di Fondazione CRC (foto: Silvia Pastore)

Pep Guardiola si è raccontato nella mattina di lunedì 9 ottobre al palazzetto dello sport a San Rocco Castagnaretta, di fronte a un pubblico partecipe e attento, costituito da 3.500 studenti delle scuole superiori, in un clima di festa e tra tanti applausi. L’intervento dell’allenatore del Manchester City, intervistato da Alberto Brandi, è stato preceduto dalla presentazione da parte di Ezio Raviola, presidente della Fondazione Crc, con il saluto delle autorità e la presentazione della Fondazione Guardiola Sala e della Fondazione Vialli e Mauro che hanno collaborato a organizzare l’incontro. Prima di Guardiola sono salite sul palco Anna Arnaudo e Sara Curtis, giovani campionesse dello sport cuneese.

L’intervento di Guardiola

Il successo. “Il successo è lavoro e passione. Io non dico che non sono bravo, ma senza queste cose non avrei mai vinto niente, non avrei nemmeno fatto l’allenatore. Poi c’è il talento e ci sono tutte le altre persone: l’allenatore non ha mai fatto un gol, non ha mai parato un rigore. Io posso dare un’idea ma poi ci sono tutti gli altri: i giocatori, i dirigenti, tutte le persone con cui lavori. E conta anche la fortuna: a Barcellona mi hanno scelto quando c’erano allenatori molto più esperti di me, altrimenti non sarebbe andata così”.

Il talento. “Coltivare il talento? È importante prima di tutto guardare quello che davvero conta, la tua passione. Se ti piace giocare a calcio allora gioca tanto a calcio, nei campi, per strada. Se ti piace fare foto scatta tante foto. Ci vuole passione e tanto lavoro, senza quello non ci si può realizzare nella vita, in qualunque campo, ognuno a modo suo. Poi il talento, quando c’è, si deve lasciare volare, ma di sicuro il talento non si coltiva cliccando Instagram tutto il giorno”.

La sconfitta. “La sconfitta insegna, così dicono, ed è vero. Però se vinci stai meglio: non ho mai conosciuto allenatori e giocatori che non vogliono vincere, sempre. Ci provi, a volte ci riesci, tante altre no e riparti. Perché se perdi non succede niente. Ieri sera ho perso: questa notte ho dormito un po’ peggio, ma oggi sono qui e riparto”.

La finale contro l’Inter. “Se Lukaku faceva gol a due metri dalla porta noi potevamo perdere. Il calcio è così: ti prepari tutto l’anno, lavori, ce la metti tutta e cerchi di prevedere tutto, ci metti tutto il talento di cui disponi, poi magari tutto viene deciso da una parata con il tacco di Curtois, come è successo a noi contro il Real Madrid. O con un tiro a due metri dalla porta che non entra, come è successo all’Inter con l’occasione di Lukaku. Quando perdi è facile dire che sei scarso, ma spesso non è così”.

Baggio e Messi. Nessun dubbio sul talento più limpido con cui ha giocato: Baggio. “Negli anni in cui sono stato a Brescia, Baggio aveva già subito sette operazioni e faticava a stare in piedi, ma riusciva a fare delle giocate incredibili. Mi sono chiesto quanto doveva essere stato forte al meglio della condizione”. Nessun dubbio, anche, sul talento più grande tra i giocatori che ha allenato. “Messi. Non ci sono parole, è un giocatore di un altro livello rispetto a tutti. Tra tutti quelli che ho visto giocare da allenatore, giocatore e in televisione, non ho mai visto nessuno così forte, davvero”. Oggi invece, tra i suoi giocatori, c’è Haaland: “In comune lui e Messi hanno il senso del gol fuori dal comune”.

C’è stato spazio anche per alcune domande sul calcio italiano, dalla richiesta sulla possibilità di allenare la Juventus (“Non mi ha mai cercato”), al pronostico sul campionato: “Chi vince lo scudetto? Mi auguro il Sassuolo”.

 

Il Brescia di Mazzone e Baggio. “Dimenticate i titoli vinti. Quello che rimane nella vita di ognuno sono i momenti condivisi con le persone a cui vuoi bene, come è accaduto a me con Mazzone, i titoli vengono molto dopo”.

Bravi ragazzi. “La cosa più importante è lavorare con buone persone, a tutti i livelli. Tra i giocatori cerco il talento, è ovvio, ma prima devono essere bravi ragazzi, altrimenti non può funzionare e ti peggiora la vita”.

Italia e Juventus. “La Juventus non mi ha mai cercato. Se allenerei in Italia? In Italia si mangia molto bene e vengo spesso in vacanza”.

Il rapporto con i giovani. “Allenare i ragazzi del settore giovanile e Messi è la stessa cosa. Sono persone e l’importante è il rapporto che si crea. Poi è diverso perché Messi ti fa vincere le partite e gli altri meno, ma il rapporto tra le persone è importante allo stesso modo. Ogni giocatore è diverso e con ognuno devi cercare di instaurare una connessione, e questo me lo ha insegnato Velasco”.

 

La mezzofondista e laureanda in ingegneria informatica Anna Arnaudo e la nuotatrice Sara Curtis hanno raccontato quanto lavoro e sacrificio quotidiano stiano dietro ai grandi risultati che stanno ottenendo (foto: Silvia Pastore)

La mezzofondista e laureata in ingegneria informatica Anna Arnaudo e la nuotatrice Sara Curtis hanno raccontato quanto lavoro e sacrificio quotidiano stiano dietro ai grandi risultati che stanno ottenendo (foto: Silvia Pastore)

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