Racconigi – Sarebbe stato lo scarico di una canna fumaria a scatenare il putiferio in una piccola borgata di Racconigi dove gli inquilini condividono il cortile che, dal 2017 in poi, sarebbe diventato il teatro di dispetti, insulti e minacce fra i residenti. A finire sul banco degli imputati è una veterinaria accusata di minacce a carico di una vicina, di suo fratello (nel frattempo deceduto) e della cognata. La donna ha riferito al giudice i continui atti persecutori subiti nel corso degli anni da parte della dottoressa che, secondo lei, protestava violentemente per ogni minimo rumore: “Un giorno stavo pulendo la scala e lei mi urlò di smetterla, le dissi che non stavo facendo rumore e lei mi tirò una piastrella. I problemi c’erano già prima della questione della canna fumaria, si lamentava della polvere e del cane”.
In aula ha deposto anche la cognata, vedova del fratello della parte civile, la quale ha riferito di continui insulti e minacce anche dopo che la questione delle canne fumarie era stata risolta: “Lei aveva segnalazioni su irregolarità edilizie ma mio marito aveva sanato tutto pagando al Comune. Nonostante questo lei continuava a chiamarci abusivi e a dirci che dovevamo andare via”. Tra gli episodi contestati anche un diverbio avvenuto sulle le scale del poliambulatorio dove il vicino e la dottoressa si erano incrociati e dove avvenne l’ennesimo scambio di insulti di fronte a un testimone che sentì l’uomo dire “anche qui non mi lasci stare?”.
Agli atti del processo anche uno scontro stradale fra i due in una rotonda vicino a piazza Castello. Il giovane chiamato a testimoniare ha riferito di essere intervenuto subito dopo lo scontro tra la bici dell’uomo e l’auto della dottoressa e di essersi fermato a prestare soccorso all’uomo: “Non ricordo le parole esatte che disse la donna, ma stava inveendo contro di lui e diceva che non era successo nulla”. Dal punto di vista dell’imputata infatti la versione di quell’episodio era diametralmente opposta, dato che sarebbe stato il vicino di casa a buttare la bici contro la sua auto e la telecamera che lei aveva installato sulla vettura dovrebbe testimoniarlo.
In aula la donna si è difesa dicendo che in quel comprensorio lei era un personaggio scomodo perché gli abusi edilizi erano trentennali. Lei aveva provato a cercare un accordo ma il vicino le aveva gridato in piazza che “voleva farla soffocare”. Diversa anche la versione sullo scontro all’interno del poliambulatorio dove lei sarebbe stata inseguita per le scale dal vicino che le urlava insulti: “In seguito – ha raccontato la donna – i Carabinieri ci hanno invitati a una conciliazione; ho rimesso la querela che avevo sporto per evitare ritorsioni, ma le molestie continuavano”.
Il processo è stato rinviato al 20 novembre per la discussione.