Daniele Guolo è nato a Torino nel 1960. Vive e lavora a Cuneo.
Dopo gli studi al Primo Liceo Artistico e all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, si è trasferito a Cuneo a metà degli anni Ottanta per insegnare discipline pittoriche al Liceo Artistico Ego Bianchi. Ha iniziato ad esporre le sue ricerche artistiche nel 1986, partecipando a tre mostre collettive allestite a Torino, Bra e Salonicco in Grecia.
Dal 1988, l’attività espositiva è proseguita con personali organizzate nelle gallerie Weber (dal 2006 Weber & Weber) di Torino, Confini di Cuneo, Bianca Pilat e Ciocca di Milano, oltre che con collettive tenutesi ancora a Torino e poi a Latina, Cuneo, Milano, Ventimiglia, Siracusa, Pinerolo, Padova, Chicago negli Usa, Bologna, Roma, Caraglio, Repubblica di San Marino, Cavagnolo, Sanzeno, Vigo di Non, Monfalcon, Domodossola, Saluzzo, Villa Lagarina, Rivalta, Piozzo, Alba, Cherasco. Tre le ultime una bipersonale con l’ex collega di LIceo Giuseppe Formisani dal titolo “Interstizi” nel 2018.
Convinto idealista, secondo Guido Costa, “dall’indole barocca, nutrita di citazionismo e di malinconia”, Guolo è pittore notoriamente di forme umane e animali, che a un tempo si creano e svaniscono nella penombra delle sue tele, macchiate di rosso, di nero e di bianco. In esse, vi si respira, come ha scritto Dario Capello, “un clima, la scelta di un timbro e di un tono, un paesaggio psichico raggiunto nella magia dalla luce mitigata”. I suoi colori sottostanno ad un “uso parco, disciplinato per ascesi”, che accompagna la messinscena di spazi casalinghi rarefatti, in cui agiscono o si mostrano immagini emblematiche di animali, ma anche figure umane “colte in uno strano momento del tempo che scorre: il momento della cerimonia, del rito che sospende e inghiotte l’attimo e lo sottrae alla durata di un vissuto comune”. Le sue tematiche antiviolente (pro natura e pro animalia) lo hanno portato a concepire l’arte come processo alchemico, come atto di sublimazione, di sostituzione dell’atto rituale e ripetitivo dell’uccisione e della consumazione culinaria degli esseri animali, da considerarsi pur sempre come portatori di animus, alla pari di tutti gli altri esseri viventi. Nelle opere più recenti, ha adottato le tecniche sia dell’olio e collage sia della grafite e pastello su carta, per evocare la forma fascinosa di vasi preziosi o semplicemente contenitori per fiori, al di sopra o all’interno dei quali si svela una realtà evanescente di memorie rivissute di vita familiare d’un tempo ormai passato, in cui prevalgono la bellezza e l’armonia con la natura, richiamate alla coscienza di noi osservatori come in un sogno di innocenza non ancora infranto.
“Ed eccoci di fronte agli sviluppi dell’arte profondamente idealista di Guolo – scrive Enrico Perotto – segnata in primis da un empito barocco e dalla predilezione per gli intrecci di temi iconografici tratti dalla tradizione iconica sacra, come quello sindonico, sospesi in una dimensione rituale, che lasciano trapelare l’intento di rappresentare un atto di sublimazione, di sostituzione dell’uccisione del martire con un forte richiamo al gesto altrettanto violento della soppressione e della consumazione culinaria degli esseri animali, da considerarsi pur sempre come portatori di animus, alla pari degli esseri umani (Decollazione, 1994)…. Daniele possiede l’indole del cercatore di immagini, in particolare di scatti fotografici perlopiù degli anni Venti e Trenta, scartati e ritrovati sui mercatini dell’usato, o, meglio, da cui l’artista si è lasciato piuttosto trovare e che colleziona pazientemente. Da essi trae ispirazione per fissare sulla carta un mondo di figure evanescenti, che abbandonano la loro originaria “condizione di promiscuità occasionale” per riemergere sottoforma di nuove identità, sottoposte talvolta anche a minime correzioni o integrazioni grafiche, con il fine sempre di ricreare nuovi contesti in cui lasciare accadere nuovi destini di vita… Per Daniele, insomma, la fragilità delle cose trova un suo riscatto proprio nello spazio etereo e trasparente delle superfici dei suoi vasi, che hanno la materia dei sogni, in cui far rivivere angoli di giardini esotici, e dove si manifestano arcani di bellezza e di armonia ritrovata”.
Alcune opere di Daniele Guolo sono visitabilki a Mondovì nella mostra “Cubiqa” esposizione al Museo della Ceramica dedicata all’oggetto più “cubista” che c’è, la boccia quadra, che non è solo oggetto da competizione sportiva e un momento di condivisione ma anche arte. In mostra anche altre bocce quadre artistiche di Franco Alessandria, Stefano Allisiardi, Alessia Clema, Dario Ghibaudo, Oscar Giachino, Ugo Giletta, Lorenzo Griotti, Pier Giuseppe Imberti, Tanchi Michelotti, Marco Noero, Corrado Odifreddi, Marco Tallone, Michelangelo Tallone, Paolo Turco, Anna Valla e Gianpiero Viglino. Curatore e direttore artistico: Filippo “Pippo” Bessone. Fino al 30 settembre al venerdì e sabato dalle 15 alle 19 e nei giorni festivi dalle 10 alle 19.