Alba – Maurizio Marello, consigliere regionale Pd ed ex sindaco di Alba, ha diffuso oggi (lunedì 18 settembre) una lettera aperta sugli sviluppi legati alla vicenda Egea, ai rapporti con gli enti locali.
“Siamo alle battute finali. Il 21 settembre scadrà il termine della gara per l’acquisizione della maggioranza di Egea. A giocarsela Iren ed il fondo estero DK. Iren, partner industriale e multiutility del nord ovest ed un fondo dai tratti speculativi: questi i contendenti. Veniamo da settimane in cui i soci pubblici, ma anche i privati (al netto della famiglia Carini che detiene la maggioranza) non hanno proferito parola. Eppure la partita in gioco è di quelle che fanno tremare i polsi. Milioni di debiti; fornitori che attendono da mesi; 1.500 dipendenti che non sanno del loro destino. Soci pubblici (50 Comuni con Alba capofila) e privati che rischiano di perdere tutto. Un indotto che vive nell’incertezza. Migliaia di cittadini e imprese che sono utenti di Egea per luce acqua, gas e riscaldamento. Eppure tutti zitti.
Persino mio figlio più piccolo, che ha 15 anni, nei giorni scorsi mi diceva che Iren che fa lo stesso mestiere di Egea potrebbe essere un’opportunità. Un soggetto industriale che ha le capacità di gestire i servizi, appartiene al territorio piemontese e magari ha un occhio di riguardo per i lavoratori e le imprese fornitrici.
Che cosa ne pensano i soci pubblici, il sindaco di Alba Carlo Bo, il presidente del consiglio di sorveglianza Giuseppe Rossetto, il governatore del Piemonte Alberto Cirio? Non è dato di saperlo. Possibile che tutti costoro non abbiano preso una posizione chiara, trincerandosi dietro una “pilatesca” neutralità? Vedremo come andrà.
Di certo “l’ipnosi collettiva” che dura da alcuni lustri e che ha immobilizzato un intero territorio, non è finita. Spero non serva il tracollo definitivo della situazione per uscirne.
Mi preoccupa il futuro dei dipendenti e dei fornitori.
Mi preoccupa il futuro di un territorio sempre pronto ad auto elogiarsi ma poco incline all’autocritica.
Mi preoccupa una politica debole”.