La fine delle vacanze estive è stata segnata da numerosi episodi di violenza – stupri di gruppo ai danni di donne giovanissime, anche minorenni, e femminicidi (sono 80 ormai dall’inizio dell’anno) – che hanno colpito l’opinione pubblica non certo perché si tratti di novità, ma per il numero e la rapida successione dei fatti, oltre che per un aspetto finora inedito: i messaggi (le cosiddette “chat”) che i ragazzi autori delle violenze si sono scambiati nelle ore successive. Leggere i testi di queste conversazioni ci ha permesso di entrare direttamente – senza filtri – nella testa dello stupratore e di scoprire
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