Monforte d’Alba – Da domani, sabato 16 settembre con inaugurazione alle 0re 18, nella sede della Fondazione Bottari Lattes si apre “I mondi di Mario Lattes #2” la mostra che presenta alcune recenti acquisizioni di opere realizzate dall’autore, oltre quaranta opere.
I dipinti in mostra, datati tra gli anni ’50 e i primi anni ’90, coprono cronologicamente l’intera attività artistica di Lattes, che espose i suoi lavori a Roma, Milano, Bologna e naturalmente Torino, sua città d’origine.
“Molti sono i mondi di Mario Lattes, e misteriosi – scrive il curatore Vincenzo Gatti -. Con disincantata franchezza si muove tra diverse dimensioni, com’è ovvio per un intellettuale dalla sensibilità fittamente diramata tra parola e immagine, e giustamente insofferente a stringere l’attitudine creativa in schemi artificiosi e convenzionali categorie. Meglio affidarsi, per le immagini, a una singolare e personalissima interpretazione, intrisa di umori visionari (le suggestioni simboliste e surrealiste affiorano, ma quasi velate da una sottile ironia) in un contesto tutto mentale dove la stessa tecnica esecutiva, costantemente inventata e stravolta con indifferenza accostando materiali e procedimenti eterodossi, contribuisce a evocare, piuttosto che a svelare. Le marionette, i teatrini che potrebbero alludere a nostalgiche malinconie di una rimpianta infanzia, a ben vedere dimostrano un risvolto beffardamente doloroso: «i ricordi sono cicatrici di memoria», scriveva l’artista. Infatti, anche i soggetti apparentemente più innocenti non sono mai rassicuranti: l’accesso ai mondi di Lattes è insidioso. Occorre adeguarsi alle sue luci e alle sue ombre, intuire l’indefinito pur sapendo che esiste un lato oscuro che non potrà disvelarsi. Le teste, gli idoli, i manichini sono icone di un’individualità attonita, consapevoli delle inquietudini che da sempre pervadono l’animo umano. La complessa trama pittorica che mostra e nasconde, che lamenta e afferma, indica strade segnate dalla conoscenza del dubbio e l’artista, indifferente alla prassi, manipola materie grafiche e pittoriche per giungere a una vertiginosa discesa nelle profondità dove le forme affondano e riemergono mutate. L’artista-profeta ci indica così un percorso e c’invita a riconoscere i nostri fantasmi per esorcizzarli attraverso la fatica di vivere e guadagnare la nostra esistenza giorno per giorno. I suoi fantasmi già li aveva vinti , liberandoli nelle illusioni e nei sogni che sempre l’opera d’arte conserva in sé”.
La mostra, che è visitabile fino al 3 dicembre si inserisce all’interno delle celebrazioni per i cento anni dalla nascita dell’artista.
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Mario Lattes L’incendio del Regio, 1983, olio su carta intelata, 35×50
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Mario Lattes La marionetta malvagia, 1976, olio su tela, 90 x 120 cm
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Mario LAttes Busto, 1967, olio su tela, 60.5×80.5
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Mario Lattes Il giro dei Sefarim, 1958, olio su tela, 80 x 115 cm