Quest’anno, la XXXVII Giornata Mondiale della gioventù (Gmg) si è tenuta a Lisbona, in Portogallo, dall’1 al 6 agosto scorso. Si tratta di un pellegrinaggio in cui solo la meta è certa, ma non quel che accadrà durante: ogni esperienza è arricchente in modo diverso. Alcune persone sono partite per incontrare il Pontefice, altre per condividere un percorso ed un sorriso con gli amici, altre ancora per visitare una nuova città.
Milioni i presenti in loco, ma il pensiero di Francesco è volato anche nelle case di chi non poteva essere lì fisicamente, dei più anziani e dei malati, di coloro che rappresentano le radici dei ragazzi e detengono una saggezza preziosa. E, dopo di loro, il Papa ha rivolto un affettuoso monito ai giovani, spronandoli a non avere paura; a correre il rischio di amare; ad essere pellegrini sulla strada delle proprie promesse; a fecondare silenziosamente il mondo, perché l’amore vero non necessita di esibizioni e di gesti eclatanti.
Luisa Magnetto, docente di sostegno presso la scuola primaria di Bernezzo, e Lorenzo Eterea, studente universitario di Educazione professionale, oltre ad essere compagni nella vita, lo sono stati anche in questo viaggio con la parrocchia di Valle Stura.
A Lisbona, eravate circondati da fiumane di giovani. Che cosa pensate abbia spinto voi e loro a intraprendere questo viaggio?
Lorenzo: Ci hanno spinti gli incontri di preghiera a cui partecipiamo a Mellana di Boves e il desiderio d’incontrare persone nuove e di metterci in gioco: la Gmg non è stata una vacanza, ma un viaggio esperienziale. Invece, i giovani credo volessero conoscere persone e culture nuove, stando con gli amici e, chi non li aveva, pazienza: sicuramente se li è creati lì.
Luisa: Ci ha mossi la fede: volevamo incontrare il Papa e sentire il suo messaggio. Lì, ho visto tantissimi ragazzi, provenienti da ogni parte del mondo, che avevano nel cuore domande condivise poi con persone diverse da quelle di un semplice campeggio o di un incontro di preghiera.
Tutto quello che vediamo e che viviamo ci segna. Quali schegge di vita avete riportato a casa dopo la Gmg?
Lorenzo: La sveglia ufficiale, che era alle 6.30 con la musica e nessuno se lo aspettava. E mi è piaciuto realizzare come la musica possa avvalorare il senso della cristianità. Però, noi due ci svegliavamo alle 5.30, per vedere il ponte più lungo di Lisbona, il Vasco da Gama, il palco a luci spente e visitare la città. Mi ha colpito il silenzio durante le funzioni: a casa, sei immerso nei pensieri, ma il silenzio è necessario per meditare. Mi resterà nel cuore il “Non abbiate paura” di Francesco, ai giovani: credo che loro siano divorati dalla paura di apparire in un certo modo o di non essere abbastanza e, spesso, si rifugiano nei cellulari.
Luisa: L’incontro con i giovani che, pur non conoscendoci, ci salutavano allegri e sorridenti. Ho acquisito spirito di adattamento: l’ultima notte, abbiamo dormito all’aperto con 1,5 milioni di persone e non è stato facile fidarsi, ma poi ho capito che eravamo tutti lì per lo stesso motivo. Mi è piaciuto il Papa quando ha detto: “Dio ci chiama per fare della nostra vita un capolavoro unico e originale”. Molti giovani faticano a trovare un senso alla loro vita, ma pensare che sopra di noi c’è qualcuno che ci sprona e protegge dà coraggio.
Queste giornate di agosto, considerati i costi, sono state la vostra vacanza o siete riusciti ad andare anche altrove?
Luisa: È stata la nostra unica vacanza: il costo non è indifferente, ma riusciamo ad avere qualche giornata al mare o in montagna con gli amici.
Lorenzo: È l’unica, ma ne vale la pena: al mare, posso andare in qualsiasi momento, ma la Gmg era un’occasione unica per pregare, vedere il Papa, stare insieme e scoprire molte cose di sé e degli altri.
II Papa ha detto “Parlami d’amore, parlami d’impegno, non lasciarmi seduto, in attesa del momento ideale, mentre il mondo va avanti senza di me e senza ciò che avrei da offrirgli”. Nella vita di tutti i giorni, che cosa sono amore e impegno e che cosa pensate di potere offrire agli altri, anche solo nel vostro piccolo?
Luisa: Amore ed impegno sono connessi: amare qualcuno significa stargli vicino dandogli il meglio di te e questo non solo tra fidanzati. Io posso farlo a scuola, mostrandomi sorridente ed accogliente con i bambini.
Lorenzo: L’amore non è solo romantico: significa stare insieme, collaborare, trovare un sorriso nelle difficoltà, dire “Alzati, andiamo insieme” a chi non ce la fa più. Siamo tutti amati da Dio, ma noi dobbiamo amarci come fratelli. Impegnarsi, invece, significa capire quali sono i tuoi limiti e lavorarci sopra, sapendo che domani è un altro giorno e potrai farcela lo stesso.
Se doveste sintetizzare quest’esperienza in un’unica parola, quale usereste?
Luisa: Userei la parola coraggio.
Lorenzo: Io invece luce, il titolo di una canzone dei Reale che ci ha dato la carica, durante la Gmg.