È ben più di un “quaderno di cantiere” il libro dedicato alla chiesa di San Rocco di Bernezzo. All’illustrazione degli interventi di restauro e risanamento conservativo dell’edificio, si aggiungono contributi di carattere pastorale, storico e artistico per cogliere pienamente il significato di una chiesa per la comunità che vi si può riconoscere.
Il punto di partenza per “leggere” il complesso architettonico è mettere in evidenza il suo ruolo di spazio intermedio tra l’umano e il divino, luogo dove si rende tangibile l’incontro e il silenzioso dialogo per cui questi muri sono stati edificati. I banchi su cui si fa concreta esperienza dello stare insieme, dell’essere comunità. L’ambone e l’altare spazi in cui si realizza quell’incontro in una duplice tensione che dall’uomo volge lo sguardo a Dio e da questi discende verso l’umano come Parola ed Eucarestia. All’esterno è il campanile a farsi indizio della relazione con la comunità, segno di presenza e di centralità, ma anche, con le campane, strumento di annuncio e di richiamo ad un modo diverso di vivere il tempo.
Suggestioni di cui si trovano echi nell’analisi storica che vede nel territorio di Bernezzo l’intreccio di antiche strade dalle valli Stura e Grana verso la pianura. Lì l’abbazia di San Michele della Chiusa e quella di San Benigno di Fruttuaria avevano dipendenze fin dall’XI secolo. L’età moderna vede la presenza di due cappelle. Una di queste, dedicata a San Rocco, testimonia la fede delle popolazioni colpite dalla pestilenza del Seicento. Infatti “la gioia per un pericolo superato si esprimeva costruendo un segno sacro, almeno un pilone o una cappellina. Questo atto era anche monito per mantenere viva la solidarietà nel gruppo sopravvissuto e cementarne la memoria”.
La cappella originaria, specie con la presenza stabile di un cappellano, è dunque punto di riferimento per la popolazione locale luogo di memoria della propria fede e dello spirito comunitario. Di nuovo l’analisi storica sottolinea il legame con la vita quotidiana: il ritmo delle settimane scandito dalle campane, la scuola che riuniva i ragazzi, mentre “cresceva l’identificazione delle famiglie del territorio circostante con questo centro”. Una consapevolezza da coltivare quotidianamente per una comunità che sempre più aspira a diventare parrocchia e che viene richiamata, forse, dall’aggiunta di san Vincenzo Ferrer come compatrono.
Accanto alla diffusa parte relativa agli interventi di restauro, che il libro registra tra le risposte che in secoli diversi venivano date alle esigenze in continuo mutamento, risulta importante anche la lettura del patrimonio iconografico. Si tratta di affreschi, tele, stucchi, icone, reliquiari, statue processionali che vengono da età diverse: “L’edificio dove si aggregano i fedeli, per essere riconosciuto nel suo valore dalle comunità nel succedersi delle generazioni, non basta che sia plasmato una volta per sempre”. Ancora una volta l’iconografia dialoga con la fede incarnata in un reciproco assecondarsi e sorreggersi.
La chiesa di San Rocco: casa per la comunità cristiana
Alberto Boccacci, Gabriele Mecca, Gian Michele Gazzola
Primalpe
24 euro