Scrittore drammaturgo nomade e pittore viaggiatore, oltre che regista, coreografo e performer, Luc-François Granier, che vive là dove gli capita, tra Parigi, Cuneo e il resto del mondo, è figlio di un diplomatico francese dell’Ambasciata di Francia a Roma, propugnatore della convenzione tra Italia e Francia del 1970 per la ricostruzione della linea ferroviaria Cuneo-Nizza, si è diplomato presso il Lycée Chateaubriand di Roma, quindi ha studiato Architettura a Parigi, collaborando con uno studio di urbanistica per l’agenzia di Nicolas Michelin nel 1983, e ha frequentato l’Accademia di Belle Arti a Roma.
La sua attività espositiva è iniziata nel 1985, con la sua prima personale di disegni allestita nella Galleria “Un moment en plus” a Parigi. Sono seguite, poi, personali realizzate in giro per l’Europa, tra cui quelle tenutesi nella Galleria Loeb di Bern (CH) nel 1986, alla Fondazione Callouste Gulbenkian di Parigi nel 1991, nella Galleria Sprovieri di Roma nel 1992, chiamato da Achille Bonito Oliva, al Ministero della Cultura di Parigi nel 1994, nella parigina Galleria Donguy nel 1995 e nel 2000, nel Centre d’Art Contemporain di Ruel Malmaison nel 1997, all’Università Sorbona di Parigi (UFR d’arts plastiques) nel 1999 (con un progetto intitolato Tombeau pour Deleuze), nello spazio Carte d’arte di Cuneo nel 2010 e nella Bibliothèque Polonaise di Parigi nel 2013. Sono ancora da menzionare i soggiorni in “residenza d’artista” al Monte Athos nel 1999, a cui è seguita una mostra presso l’Istituto Francese di Théssalonique (GR), e quelli del 2007 e del 2008 presso la Fondazione Emily Harvey a New York e a Venezia. La prima performance risale al 1980 a New York nel Grommet Studio di Jean Dupuy. Alla fine degli anni Settanta, a New York è entrato in contatto con il movimento Fluxus e ha vissuto un’esperienza di assistente nel Living Theatre. Granier ha scritto per il teatro e per il cinema, ha tradotto diversi libri, tra gli altri l’opera di Anna-Luisa Pignatelli e di Luciana Stegagno Picchio, ha pubblicato nelle Edizioni Nostra (Messico) il libro illustrato Zeno in Venezia e ha creato libri d’artista nelle edizioni Dienkmal di Parigi.
Il 24 settembre 2011 è intervenuto al Seminario organizzato dalla Fondazione Peano a Cuneo in occasione dei centocinquant’anni dall’Unità d’Italia, con una relazione incentrata sul tema dell’artista viaggiatore. Pratico di tecniche pittoriche diverse, oltre che di medium visivi (è autore di videoclip), ha sperimentato, tra l’altro, l’incisione, usando grandi blocchi di polistirolo, fino a giungere al linoleum e ha utilizzato differenti materiali di supporto per la stampa, anche plastici. Granier incide giocando con la fluidità dell’inchiostro stampato su carta e su lastre radiografiche. È interessato a verificare la differenza di impronta dell’incisione stampata sui due diversi materiali: la carta è assorbente e monocromatica; la lastra radiografica è trasparente, opaca e varia in base alla luce che cattura. La sua tematica complessa mescola mondi onirici, spazi astratti, miti ancestrali. Artista flåneur, amante del viaggio e della vita come ricerca di sempre nuove esperienze di contatti umani, come in centro America e in Africa, Luc-François continua a viaggiare utilizzando per dipingere il supporto che di volta in volta gli capita (per esempio, buste di carta, su cui ha dipinto ritratti o paesaggi eseguiti a Zanzibar e in altre parti della Tanzania).
Procede con i suoi progetti, fra cui la sua collezione di ritratti. Li realizza con tecnica realistica, ma servendosi di colori violenti, disarmonici, affini a quelli utilizzati da Pierre Moignard nei suoi autoritratti. Granier, tuttavia, giunge a una maggiore forza di penetrazione psicologica nei volti da lui raffigurati, semplificandoli al limite della caricatura e lasciando che da loro emerga l’umore o piuttosto l’anima della singola persona. Da ultimo, ha dato vita a una serie di acquerelli su carta, ricolmi di soggetti figurativi ludici e spensierati: una vacanza della mente in mondi di colore e di fantasia favolistica.
“Quando fai un ritratto fermi il tempo ma devi dilatarlo nel processo della pittura – spiega Granier -. Poiché la posa dura un certo tempo, il conversare con il modello permette di introdurre variazioni di colori (sanguigni) dei movimenti muscolari che fanno apparire la rete visiva, il viso che tramite il pennello diventa la forma che noi chiamiamo ritratto. Il viandante sedute nel treno in moto vive un’esperienza simile che lo porta a essere sempre se stesso all’arrivo e dunque ad assomigliarsi anche se il movimento del tempo l’avrà distrutto e ricomposto durante il tragitto”.
Nel 2014 è stato autore di una performance dei “Deri Pyramindenrock” e della mostra “Ritratti en train” alla Fondazione Casa Delfino di corso Nizza 2 proprio coin un omaggio alla Cuneo-Ventimiglia-Nizza.