Saluzzo – Testimoniare quel che è successo, affinché i giovani conoscano la storia, è assolutamente importante. Volgono al termine i campi di formazione rivolti ai giovani che fanno parte dell’iniziativa “E!state Liberi”, promossa dall’associazione “Libera”. Sedici le Regioni coinvolte e oltre duecento gli eventi che hanno coinvolto migliaia di ragazzi e ragazze in tutta Italia. Giovani soprattutto, ma anche meno giovani, che hanno deciso di dedicare del tempo allo stare insieme, praticando l’impegno civile e l’antimafia sociale, proprio abitando (seppur brevemente) luoghi simbolo della lotta alla criminalità mafiosa, dove lo Stato in quel caso ha vinto.
Anche in Piemonte ci sono alcuni beni strappati alle mafie: il principale è Cascina Caccia (intitolata alla memoria del magistrato ucciso quarant’anni fa dalla ‘ndrangheta e che è stato espropriato alla famiglia mafiosa dei Belfiore a San Sebastiano da Po). Ma ce ne sono anche a San Giusto Canavese, Volvera, Torino e Bardonecchia, primo Comune del nord ad essere commissariato per infiltrazioni mafiose nei primi anni ’90 (clan Lo Presti). Come a Bosco Marengo, vicino ad Alessandria, dove c’è Cascina Saetta, un podere agricolo sottratto alla cosca che dominava una vasta area, smantellata da anni di indagini e dure condanne della magistratura.
Scout, associazioni, parrocchie, comunità, ma anche famiglie ed in alcuni casi persino gruppi aziendali, hanno deciso di confrontarsi sui temi dell’impegno e della legalità, per conoscere meglio il fenomeno dell’infiltrazione criminale che avviene anche al nord, in realtà solo apparentemente indenni da queste dinamiche.
Per loro è stata preziosa la testimonianza di Giovanni Damiano, figlio di Amedeo, il presidente dell’Ussl 63 di Saluzzo, vittima di un tragico agguato dai contorni mafiosi nel 1987 .
Libera (grazie all’interessamento di Maria Josè Fava) ha voluto inserire il nome di Amedeo Damiano nell’elenco nazionale delle “Vittime innocenti delle mafie” letto ogni anno il 21 marzo, nella Giornata della memoria e dell’impegno.
Commenta Giovanni Damiano: “É sempre difficile raccontare a ragazzi che all’epoca non erano nemmeno nati la vicenda di mio papà, perché ogni volta riapre antiche ferite. Ma i sentimenti che colgo nei loro occhi sono sinceri: stupore, rabbia, indignazione fanno sperare che vicende come queste possano non accadere mai più. Ma bisogna vigilare sempre, anche nelle piccole cose”.