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Venerdì 22 novembre 2024

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Detenuto tenta il suicido al Cerialdo, salvato dai poliziotti

L'uomo, a cui è stato praticato un massaggio cardiaco, è ricoverato all'Ospedale Santa Croce e Carle di Cuneo

La Guida - Detenuto tenta il suicido al Cerialdo, salvato dai poliziotti

Cuneo – Nottata da incubo alla Casa circondariale di Cuneo dove un detenuto ha tentato di togliersi la vita ed è salvato dall’intervento della Polizia Penitenziaria.
La notizia arriva dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE per voce di Vicente Santilli, segretario regionale per il Piemonte: “Questa notte un detenuto italiano si è impiccato in cella con un rudimentale cappio. Sono stati momenti di grande tensione: prontamente il personale di Polizia Penitenziaria è intervenuto per salvargli la vita, slegare il rudimentale cappio e prestare per i primi soccorsi. Tempestivo anche l’intervento del medico e del poliziotto penitenziario, i quali congiuntamente hanno praticato all’uomo un massaggio cardiaco. Il detenuto è stato poi trasportato all’Ospedale dove si trova tuttora. Restano ignote le motivazioni che hanno portato il detenuto a porre in essere il gesto estremo.  In ogni caso, il dato certo è che la scelta di togliersi la vita è originata da uno stato psicologico di disagio. E’ un dato oggettivo che chi è finito nelle maglie della devianza spesse volte è portatore di problematiche personali sociali e familiari”.
Il segretario generale del SAPPE, Donato Capece, ricorda che negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 24mila tentati suicidi ed impedito che quasi 195mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze. Anche questo è quel che fanno tutti i giorni le donne e gli uomini del Corpo: salvare la vita ai detenuti che tentato di togliersi la vita in cella”. E richiama un pronunciamento del Comitato nazionale per la Bioetica che sul suicidio in carcere aveva sottolineato come esso “costituisce solo un aspetto di quella più ampia e complessa crisi di identità che il carcere determina, alterando i rapporti e le relazioni, disgregando le prospettive esistenziali, affievolendo progetti e speranze. La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere. Proprio il suicidio è spesso la causa più comune di morte nelle carceri. Gli istituti penitenziari hanno l’obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti, e l’Italia è certamente all’avanguardia per quanto concerne la normativa finalizzata a prevenire questi gravi eventi critici. Ma il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti”

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