Racconigi – “Mia nipote mi ha raccontato tutto solo all’ultimo, quando non ce la faceva più. La nostra religione è molto rigida e tradizionale, quando ti sposi devi avere pazienza. Lei lo ha seguito alla lettera fino a quando non ce l’ha fatta più”. Sono le parole della zia di una donna di origine senegalese che nel 2018 denunciò il marito D. O., 40enne senegalese, per lesioni, maltrattamenti e violenza sessuale. Nessuno nella famiglia della donna approvava quell’unione, ma lei era rimasta incinta e i due si sposarono. “Lui l’ha abbandonata più volte – ha riferito ai giudici la sorella della parte offesa costituita in giudizio -, partiva per l’Africa ogni volta che lei restava incinta e lì si sposava con altre donne. La lasciava in uno stato pietoso senza niente, mentre lui si comprava vestiti e auto. Negli ultimi tempi quando lui è diventato ingestibile, la vedevo con il viso gonfio ma non diceva che era stato lui, diceva solo che le faceva male. A febbraio 2018 però assistetti a un episodio quando lei era a casa mia e lui suonò alla mia porta, mia sorella aprì e lui l’afferrò per il collo e la buttò a terra. Mi raccontò della violenza sessuale dopo che aveva fatto denuncia. Doveva andare a prendere delle sue cose all’alloggio che le era stato dal Comune e dal quale lui non voleva andarsene. In quell’occasione lui la costrinse con la forza”. Anche il fratello della parte offesa ha ribadito la carenza di cure da parte dell’imputato nei confronti della moglie: “Non si prendeva le sue responsabilità, nonostante lavorasse non si prendeva cura dei figli. Non pagava l’affitto né il cibo, andava in Africa a farsi la sua vita. Mia sorella l’aiutavamo noi e il Comune. Mi raccontava di essere stata picchiata, ho visto i segni”. Agli atti del processo sono anche stati acquisiti i certificati dei tre passaggi al pronto soccorso di Bra, Savigliano e Carmagnola, città dove la coppia aveva vissuto prima di trasferirsi a Racconigi. In aula si è anche sottoposto all’interrogatorio l’imputato che ha negato ogni tipo di violenza e ha affermato di aver sempre provveduto alle esigenze della famiglia, soprattutto dopo aver fatto un corso di formazione e aver trovato un lavoro come saldatore: “Avevamo una casa popolare ma i soldi non bastavano per tutti e quattro e per mantenere mia madre in Senegal. Volevo sposare una donna al mio Paese e lei non voleva, diceva che mi avrebbe rovinato, ma era un mio diritto prendere un’altra moglie e farla stare con mia madre. Quella volta a febbraio 2018 volevo solo vedere i miei figli ma lei non voleva. I Carabinieri mi consigliarono di lasciar stare. I nostri litigi erano solo a parole, non ho mai alzato le mani, non sono aggressivo”. L’udienza è stata rinviata al 15 novembre per la discussione.