Saluzzo – Si sarebbe presentato al bar della bocciofila dove lavorava l’uomo che gli doveva restituire 3.500 euro e nel chiedere indietro il denaro avrebbe proferito parole minacciose; con l’accusa di estorsione è stato quindi rinviato a giudizio D. M. per il fatto che sarebbe accaduto a dicembre 2020. “Lavoravo come barista e ho visto entrare due uomini che non avevo immediatamente riconosciuto – ha riferito l’uomo all’epoca dei fatti 35enne -. Non ricordo bene come si svolse la conversazione ma D. M. mi disse che se non lo pagavo avrei avuto sue notizie. Ero infastidito che mi fosse venuto a cercare al bar e lo seguii nel parcheggio. Avevo la coscienza sporca per il mio debito e percepii quelle parole come minaccia e l’ho mandato a quel paese, forse ho alzato la voce ma non ho minacciato”. Non era stata quella la prima volta che al 35enne barista veniva chiesta la restituzione dei soldi; pochi mesi prima, a settembre, era stato un amico comune a chiedere il pagamento del debito per conto dell’imputato e anche in quel caso il barista aveva presentato una denuncia per minacce a carico del latore del messaggio, procedimento che si è poi concluso con l’assoluzione. In aula ha poi deposto la sorella dell’imputato, la quale ha dichiarato di essere a conoscenza del fatto che ci fosse stato un passaggio di denaro tra suo fratello e la parte offesa ma non sapeva a che fine: “Sapevo che mio fratello voleva andare da un avvocato per riavere i soldi ma poi mi raccontò che era stato denunciato per estorsione. Mi disse che era andato a bar a chiedere la restituzione della somma di denaro ma che l’altro lo minacciò”. Il processo è stato rinviato al 21 settembre.