Riceviamo e pubblichiamo questa lettera indirizzata al dott. Giorgio Rinaldi in occasione della Susa nomina a Direttore Amministrativo dell’Azienda Ospedaliera Santa Croce e Carle di Cuneo a firma di Ugo Sturlese, consigliere comunale Per i Beni Comuni, vicepresidente del Consiglio Comunale ed ex direttore del Dea dell’Ospedale e già componente del Consiglio Superiore di Sanità.
Caro dott. Rinaldi,
mi congratulo per il nuovo prestigioso incarico che ha ricevuto a direttore amministrativo dell’Aso S.Croce e Carle e che lei ricoprirà dal 1° agosto con il consueto impegno e sostenuto dalla sua preparazione ed esperienza maturate in tanti anni di servizio nella pubblica amministrazione, anche se la materia oggetto della sua nuova attività è estremamente complessa ed esposta in modo particolare ai venti insidiosi di certa politica. mi permetto quindi di informarla su una mia recente missiva, rivolta al commissario dell’A.S.O. dott. Tranchida (peraltro resa da me pubblica pochi giorni dopo) nella quale gli esponevo i rischi di una sua eventuale dichiarazione di pubblico interesse relativamente alla proposta di partenariato pubblico privato avanzata da Maggiorino Dogliani. ritengo utile confermare a lei la mia forte contrarietà a tale proposta in ragione dei costi esorbitanti del progetto rispetto ad altre forme di finanziamento (art.20 della Donat-Cattin e fondi Inail), tanto da esporre i responsabili di una posizione di assenso a tale proposta ai rischi di una sicura denuncia alla Corte dei Conti per danno erariale.
Ribadisco inoltre anche a lei la mia posizione assolutamente contraria alla scelta della sede di confreria, il cui territorio fra l’altro è gravato da vincoli culturali (trattasi di un ex sanatorio degli anni ’30 tutelato dalla sovrintendenza) e paesaggistici (territorio in piena zona tutelata dalla legge “Galasso”) per non parlare delle catastrofiche conseguenze sociali ed urbanistiche sul territorio dell’attuale sede centrale.
Tali istanze peraltro sarebbero da considerarsi in parte superate, per quanto di mia risultanza, non essendo stata approvata la proposta di Partenariato pubblico-privato in termini utili (entro tre mesi dalla presentazione avvenuta invece lo scorso anno) ed essendo entrato in vigore dal 1° luglio il nuovo Codice degli Appalti che richiederebbe in ogni caso una problematica ripresentazione della proposta in termini aggiornati del PPP, che io (confortato da ampia letteratura) considero molto pericolosa per la gestione della parte sanitaria (che rimarrebbe comunque pubblica, ma condizionata dai canoni per i servizi alberghieri (a gestione privata) e gravata dal pagamento ventennale delle rate annuali per interessi sul capitale, anticipato dal proponente, per un totale di 55 milioni all’anno per vent’anni in una condizione finanziaria già oggi di non lieve passività da parte dell’A.S.O.
In ogni caso sottolineo che sono passati oltre 2 anni e mezzo dalla scelta della sede di Confreria e non si vede una soluzione a tempi rapidi per la costruzione del nuovo ospedale e quindi per il trasferimento di tutte le attività al Carle. Ciò fra l’altro impedisce la realizzazione in tempi utili della Casa della comunità (complesso dei servizi territoriali) sul terreno del S. Croce, da considerarsi intervento prioritario e invece nemmeno previsto dalla regione ne’ richiesto dalla nostra Asl Cn1, pur essendo stata fatta da parte della maggioranza del Comune di Cuneo una proposta preliminare a queso scopo, centrata proprio su quest’area.
Insomma ci troviamo in una condizione di sostanziale paralisi dei processi di rinnovamento dei servizi ospedalieri e territoriali a fronte della quale l’intera città si chiede per quale motivo, nell’inseguire il miraggio di un nuovo ospedale, per di piu’ sovradimensionato, ci lasciamo prendere in giro dall’amministrazione regionale, molto impegnata su altri territori, mentre sarebbe realizzabile a costi largamente inferiori una rigenerazione con modesto allargamento della sede attuale (15-20000 m2). Va ricordato poi che fortunatamente forti spese sono state sostenute nel frattempoper le nuove sale operatorie, per una moderna struttura endoscocopica multidisciplinare, per una ricollocazione ottimale della medicina d’urgenza e per una nuova rianimazione purtroppo non avviata per le note carenze di personale. E tali investimenti diverrebbero un vero spreco di danaro pubblico nel caso di una dismissione dell’attuale sede centrale.
Va ancora ricordato che la Regione non ha voluto utilizzare risorse disponibili pari a 32,5 milioni per affrontare il rischio sismico (il territorio di cuneo si trova in categoria 2b) e realizzare i necessari interventi antincendi mentre promette di stanziare 145 milioni a sostegno del ppp. anche a questo riguardo in caso di avvenimenti calamitosi, sarebbero responsabili regione e amministratori dell’ospedale. Insomma è giunto il momento di dire basta a questo gioco delle tre carte e investire rapidamente nella rigenerazione dell’attuale sede centrale e soprattutto realizzare le necessarie assunzioni di personale, oggi in grave carenza, condizione che penalizza i cittadini a causa delle lunghe liste d’attesa e addirittura costringe migliaia di cittadini alla rinuncia alle cure, non possedendo i mezzi per ricorrere ai servizi privati e sottopone gli operatori ad un’attività sempre più insostenibile.