Magliano Alpi – Almeno 32 colpi attribuiti per le misure cautelari, altri 20 nel periodo tra l’emissione (l’8 giugno scorso) e l’esecuzione avvenuta ieri (mercoledì 26 luglio): i Carabinieri della Granda hanno sgominato una banda di nove persone, accusate di associazione per delinquere finalizzata a furti in abitazione e altri reati connessi. La maggior parte di loro sono sinti della zona di Magliano, con il ruolo di riferimento di Cristiano Audisio, classe 1980 (indicato come “pater familias”, da cui il nome dato all’operazione); con lui altri quattro sono finiti in carcere, per tre sono scattati gli arresti domiciliari e per un’altra persona l’obbligo di dimora. Un lavoro imponente per i Carabinieri cuneesi, a partire dall’8 dicembre scorso, quando a Cherasco sono stati compiuti tre furti in poche ore: i primi elementi raccolti hanno permesso di individuare un modello di auto, ma da allora non è stato affatto semplice per gli inquirenti individuare i responsabili. Si trattava infatti di professionisti del crimine, che effettuavano numerosi colpi e che usavano numerosi accorgimenti, con notevole scaltrezza: telefoni cellulari lasciati a casa, ricetrasmittenti con microfoni nel bavero per dialogare tra loro sussurrando, periodiche bonifiche delle auto per evitare di trovare “cimici”, wrapping periodico delle vetture (pellicole adesive per cambiare colore, con un intervento di circa 2.000 euro ogni volta per “rivestire” l’auto), parrucche, mascherine e cappellini, guanti anche in auto per non lasciare alcuna traccia, vecchi telefonini con sim intestate a chissà chi e da usare solo in caso di emergenza. Tutto questo per svolgere un “lavoro” ingente e redditizio (con la relativa possibilità di un elevato tenore di vita) tra le province di Cuneo, Asti e Alessandria, con una conoscenza incredibile del territorio: vie di accesso e di fuga, strade secondarie, posizionamento dei lettori di targa per evitarli, tantissime targhe contraffatte (ne sono state ritrovate 187 a casa di uno di loro, di cui due tedesche) e tutte con numeri e lettere che riconducevano ad auto dello stesso modello, per confondere ulteriormente gli inquirenti. E poi, fatto difficile da spiegare anche per chi ha indagato, avevano la capacità di individuare case sempre vuote, nel momento in cui entravano in azione, quindi non ci sono mai stati feriti né rapine. In ogni caso, per i trenta colpi attribuiti una stima prudente dei Carabinieri indica almeno 150.000 euro di bottino; tra la refurtiva sequestrata ci sono gioielli, orologi di pregio (sei Rolex), 45.000 in contanti, 16 bottiglie champagne.