Le vicende atmosferiche degli ultimi giorni, con incendi nel sud Italia e temporali fuori controllo al nord, spingono i cittadini ad interrogarsi sul futuro del proprio pianeta. Con il Green Deal, l’Unione europea si è fissata degli obiettivi di sostenibilità da raggiungere entro il 2050 molto chiari: da pochi giorni la neutralità climatica entro la metà del secolo è diventata legge, e il 12 luglio il Parlamento europeo ha approvato la legge sulla salvaguardia della natura e della biodiversità, seppur con non pochi compromessi.
Tuttavia, sebbene gli obiettivi per la transizione siano chiari e i limiti fissati dalla natura stessa insuperabili, è ancora incerta l’interazione tra la transizione verde e i cambiamenti sociali ed economici necessari per la sua realizzazione. Per questo motivo, per aiutare i decisori a progettare strategie resilienti e a prova di futuro, i ricercatori del JRC (Centro comune di ricerca della Commissione europea) hanno intrapreso un processo di previsione innovativo, fondato su quattro versioni distinte dell’UE sostenibile del 2050.
Nel primo scenario possibile immaginato dai ricercatori del JRC, il cambiamento è guidato da un forte intervento dello Stato, con un’attenzione particolare alla sostenibilità, alle politiche sociali ed economiche. Al contrario, il secondo scenario descrive una società in cui lo spirito imprenditoriale e individualista del settore privato guida gli sforzi di transizione verso la sostenibilità attraverso l’innovazione tecnologica, in cui lo Stato assume un ruolo di incentivo. Una terza visione presenta un mondo alle prese con crisi continue e permanenti, in cui l’obiettivo primario dell’UE ruota attorno alla mitigazione e alla gestione dei rischi del cambiamento climatico in una realtà geopolitica decisamente instabile. In netto contrasto, il quarto scenario immagina una società guidata da cittadini che prendono in mano la situazione, impegnandosi per un’eguaglianza incentrata sul benessere e sulla sufficienza, enfatizzando le soluzioni locali, la solidarietà e la democrazia diretta come principi fondamentali.
Questi quattro scenari così diversi, hanno però in comune alcune aree chiave di intervento, le quali potrebbero consentire effettivamente all’UE di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Le maggiori criticità, tuttavia, stanno nella sostenibilità sociale di tale transizione: è necessario un nuovo contratto sociale, che possa contribuire ad affrontare le sfide più urgenti e a trasformare l’economia. Le persone e l’economia sono motori fondamentali della sostenibilità: per questo le politiche pubbliche dovrebbero essere rinnovate, con sistemi finanziari e fiscali ridisegnati per affrontare i cambiamenti climatici e le disuguaglianze e per eliminare gradualmente i modelli di produzione e consumo non sostenibili. L’adozione di una governance multilivello e la collaborazione con il settore privato potrebbero efficacemente promuovere il cambiamento sistemico necessario nell’ottica di un’Europa sostenibile.
Nei prossimi anni l’Unione europea sarà chiamata ad affrontare dinamiche economiche e geopolitiche in evoluzione, investendo nelle competenze dei suoi cittadini e lavorando sulla sinergia tra sfera sociale, economica ed ambientale.