Conobbi Lodovico una sera di primavera del 1992. Ero impegnato in un turno di guardia medica presso la casa di riposo di Bassura di Stroppo, alle mie prime – preoccupatissime – armi, e così quando suonò il campanello ed entrò quell’omone grande e grosso, mi precipitai a chiedergli da quale malattia fosse afflitto e che cosa potessi fare per aiutarlo; lui si mise a ridere fragorosamente e mi disse che stava semplicemente rientrando nella sua camera dopo la breve e ormai consueta passeggiata notturna, che stava però benone e che non aveva bisogno proprio di nulla.
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