Frassino – Un forno acceso di continuo e il fumo che saliva nelle stanze dell’appartamento sovrastante: è stato questo il motivo della furiosa lite che ha avuto luogo una mattina di agosto del 2021 fra due condomini di una palazzina di alloggi di vacanza in val Varaita. Una lite che è finita con una denuncia per V.B. proprietario dell’appartamento invaso dal fumo, accusato di lesioni, minacce, violenza privata e violazione di domicilio ai danni di un altro condomino costituito parte civile in giudizio.
La mattina del 22 agosto il forno era stato acceso di buonora e V.B. esasperato dal fumo che saliva in casa, scese nel giardino condominiale a discutere con il vicino di casa.
“Mi ha afferrato per la gola e mi ha spinto verso il forno dicendo che mi avrebbe fatto cuocere lentamente”, aveva raccontato in aula la parte offesa, un 81enne di Carmagnola. Sempre stando al racconto dell’anziano signore, l’imputato lo avrebbe poi scaraventato contro un tavolino di legno che nell’urto si è rotto, “mi disse anche che se lo avessi denunciato avrebbe detto che aveva solo reagito ad una mia bastonata” ha concluso il suo racconto la vittima dell’aggressione.
Nessun testimone della lite, che è costata un prognosi di 7 giorni alla parte offesa per i segni rossi intorno al collo, a parte la compagna dell’imputato che si era affacciata sentendo la discussione e aveva visto il compagno che chiedeva all’anziano di non accendere il forno tutti i giorni e l’altro che rispondeva che avrebbe fatto quello che voleva per poi andare a chiamare la moglie lamentando di essere stato minacciato. “Quel forno era abusivo, me lo dissero all’ufficio tecnico del Comune – ha riferito in aula il padre dell’imputato – e lo aveva acceso per sette giorni consecutivi. Io avevo proposto di mettere una canna fumaria ma non lo hanno mai fatto”.
Secondo l’accusa, delle quattro accuse contestate, l’istruttoria aveva dimostrato che non ci fu alcuna violazione di domicilio perchè il forno era posto nel cortile comune del condominio, mentre per le altre tre imputazioni è stata chiesta la condanna a 7 mesi di reclusione, conclusione a cui si è associata la parte civile che ha chiesto un risarcimento di 1000 euro per i danni fisici e 4000 per quello morali. La richiesta di assoluzione è arrivata dalla difesa dell’uomo secondo cui, in mancanza di testimoni, non era sufficiente il racconto della parte offesa a dimostrare la sussistenza del reato, dal momento che essendosi costituita parte civile, aveva un interesse economico dalla condanna. Nessuno aveva sentito le minacce, non c’era stata alcuna violazione di domicilio e il racconto della presunta vittima era stato troppo contraddittorio in merito alla violenza privata In quanto alle lesioni il rossore sul collo poteva anche essere dovuto al calore del fuoco. Il giudice ha accolto la richiesta dell’accusa per quanto riguardava le minacce e le lesioni, certificate dall’ospedale, condannando l’uomo a 2 mesi e 10 giorni con un risarcimento di 500 euro, assolvendolo però dalle altre due accuse.