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Domenica 22 dicembre 2024

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In provincia di Cuneo si continua a morire sul lavoro

I segretari generali di Cgil - Cisl - Uil Cuneo: “Ogni singola morte sul lavoro è un peso che tutti dovrebbero sentire come insostenibile”

La Guida - In provincia di Cuneo si continua a morire sul lavoro

Riceviamo e pubblichiamo

Venerdì si è consumato l’ennesimo infortunio mortale presso l’azienda Fissolo Trasporti.
L’ultimo nome è quello di Dabo Mahamadou, giovane lavoratore maliano di 34 anni, travolto da un camion nel piazzale della Fissolo Trasporti, azienda presso la quale lavorava.
Nel 2023  (in provincia di Cuneo, ndr) sono già 8 le vite stroncate da incidenti legati al lavoro, diversi i settori produttivi toccati: edilizia, agricoltura, industria manifatturiera, logistica.
I dati ufficiali degli infortuni e delle malattie professionali dimostrano quanto sia diffuso il problema e quanto sia sottostimato – mancando a questi ciò che accade nel vasto mondo del lavoro sommerso – e quanto abbia radici profonde la mancanza di una cultura condivisa della prevenzione.
I Segretari generali di Cgil – Cisl – Uil Cuneo (Piertomaso Bergesio, Enrico Solavagione, Armando Dagna), intervengono sul tema e rilanciano la necessità di una ripresa del confronto con gli attori del territorio.

Quali sono le ragioni che sembrano alimentare senza fine questo tragico fenomeno?
“Partiamo dal presupposto che tutti sembrano interessati al tema della salute e sicurezza, soprattutto in occasioni di eventi tragici. Poi, tornati alla normalità, nei luoghi di lavoro prevale la corsa alla produzione e alla ricerca di redditività a tutti i costi. Si lavoro troppo e si lavora male. Il lavoro precario produce lavoro insicuro. Inoltre segnaliamo che spesso e volentieri registriamo infortuni in aziende non sindacalizzate. In queste realtà viene a mancare un’utile dialettica tra proprietà e maestranze e con essa la possibilità di trovare soluzioni positive ai problemi organizzativi che si riflettono sulle condizioni di lavoro, a partire proprio dalla sicurezza”.

Quindi c’è una connessione tra precarietà del lavoro e sicurezza nei luoghi di lavoro?
“Le condizioni di lavoro esasperate che si registrano in tante aziende medio – piccole della provincia non si coniugano con la sicurezza. È l’altra faccia, in questo caso negativa, del sistema Cuneo che si vanta di avere una rete produttiva competitiva e concorrenziale. Un esempio pratico: le paghe basse e la conseguente necessità per molti di fare straordinario per arrotondare aumentano la stanchezza delle persone esponendole a maggiori rischi. Statisticamente gli infortuni si concentrano soprattutto a fine turno”.

Il sindacato quali iniziative intende prendere per contrastare il fenomeno?
“A novembre abbiamo convocato gli Stati generali su salute e sicurezza in provincia di Cuneo, al fine di coinvolgere tutti gli attori interessati al tema: aziende, istituzioni pubbliche a partire dalla Prefettura (rappresentante del Governo sul territorio), Spresal, Inail, rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza. In tale occasione avevamo raccolto disponibilità a proseguire il confronto per provare a individuare una serie di interventi che potessero migliorare il quadro complessivo dell’attuale situazione cuneese. A oggi registriamo una sostanziale paralisi d’iniziativa. Abbiamo chiesto l’intervento e il coordinamento del Presidente della Provincia, Robaldo. Dovremmo avere un incontro il prossimo 28 luglio. Ci attendiamo che ci sia un’assunzione di responsabilità delle istituzioni di fronte a un fenomeno tragico negli effetti e vergognoso per l’assenza di risposte. La narrazione di un sistema vincente non può nascondere il dramma che si consuma ogni volta che si spegne una vita. Bisogna intervenire e collaborare, ognuno per la propria parte. Ogni singola morte sul lavoro è un peso che tutti dovrebbero sentire come insostenibile”.

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