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Domenica 22 dicembre 2024

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Crollo del viadotto di Fossano, valutazioni tecniche nel processo

Continua il procedimento in cui confluirono tre fascicoli, rinvio all'11 luglio per sentire altri testimoni dell'accusa

La Guida - Crollo del viadotto di Fossano, valutazioni tecniche nel processo

Fossano – Con la deposizione dell’ingegner Angelo Gemelli, responsabile Anas della struttura territoriale di Piemonte e Val d’Aosta, è entrato nella fase istruttoria il processo sul crollo della tangenziale di Fossano avvenuta il 18 aprile 2017. Per il crollo del viadotto, i cui lavori iniziarono nel 1991 e si conclusero nel 2000, sono state rinviate a giudizio dodici persone fra dipendenti di Anas e delle imprese che realizzarono i lavori, accusate di disastro colposo per aver agito con negligenza e imperizia nella realizzazione dell’opera e di omesso controllo sullo stato di manutenzione del viadotto. Il processo è infatti il frutto dell’unione di tre fascicoli di indagine: il primo sull’appalto da 40 miliardi di lire per la realizzazione del viadotto, vinto da un’associazione temporanea di imprese con a capo la Itinere Costruzioni Generali SpA i cui lavori furono realizzati dalla società Grassetto, mentre le strutture prefabbricate furono fornite dalla Ingegner Franco, poi scomparsa e sostituita da un’altra azienda. Il secondo fascicolo venne aperto a carico dei dipendenti Anas a cui si contestava il mancato controllo in presenza di perdite e usura della struttura. Il terzo fascicolo riguardava invece i lavori di rifacimento del manto stradale avvenuti nel 2006 ed eseguiti dalla ditta Pel.Car srl e nel cui ambito sono stati rinviati a giudizio due responsabili della ditta e due dipendenti Anas in qualità di controllori dei lavori svolti. Il processo iniziato nel 2021 ha subìto vari stop cambiando in corsa tre giudici. Il primo assegnatario, prima del trasferimento ad altra sede, aveva accolto la richiesta delle difese di esclusione delle tre aziende realizzatrici dell’opera nella veste di responsabili civili in quanto, al momento in cui nelle indagini vennero eseguiti alcuni accertamenti irripetibili, le aziende non erano ancora state chiamate in causa e quindi non avevano potuto essere rappresentate dai propri legali. Dopo aver subìto un nuovo stop per la ricusazione della giudice che si era già occupata dell’inchiesta in qualità di giudice delle indagini preliminari, il fascicolo è stato assegnato al giudice Giovanni Mocci. Nella sua deposizione l’ingegnere dell’Anas ha ricostruito la genesi dell’opera con i suoi tempi di realizzazione, precisando e soffermandosi sugli interventi che l’Anas fece a seguito del crollo per capirne la cause. Dai controlli eseguiti è emerso che nella struttura di cemento armato, molti cavi di precompressione che servono ad ancorare i cassoni non erano annegati nella ‘boiacca’, il composto di cemento che serve a consolidare la struttura, un problema che però non riguardava le tracce di umidità visibili a occhio nudo, che erano da considerarsi ‘passive’ perché non avevano provocato lesioni o deterioramenti. In risposta alle domande dei difensori è emerso anche che in sede di realizzazione del primo lotto di lavori, il progetto iniziale subì due modifiche per ottimizzare il ciclo produttivo e che per evidenziare il problema ai cavi di precompressione l’Anas dovette operare un controllo distruttivo su gran parte della struttura perché il problema non era visibile a occhio nudo. Il processo è stato rinviato all’11 luglio per gli altri testimoni dell’accusa.

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