Mentre tagliava i polli per il confezionamento si era tagliato in profondità il pollice della mano sinistra tanto da lesionarsi il tendine; secondo A.S., giovane della Costa d’Avorio impiegato alla Europoll di Caraglio dal 2016 al 2019, quell’incidente sarebbe avvenuto perché la ditta non forniva ai lavoratori i necessari guanti in maglia di ferro ed è per questo che è stato rinviato a giudizio R.C., il legale responsabile dell’azienda. Stando però alla testimonianza di due colleghi della parte offesa, che è stata risarcita con 15mila euro circa e ha revocato la propria costituzione di parte civile, l’incidente sarebbe accaduto per una gara di velocità nel taglio dei polli che la vittima avrebbe affrontato senza guanto protettivo per andare più veloce. L’incidente di A.S. avvenne a dicembre del 2016, qualche mese dopo essere stato assunto presso l’azienda. L’operaio non denunciò subito il fatto e dopo aver subito tre interventi chirurgici tornò al proprio lavoro, “ma non riuscivo più andare veloce – ha riferito in aula la vittima all’epoca dei fatti 30enne – per questo discutevamo con il titolare. Non potevo mentirgli perché lui ci controllava con le telecamere. Mi facevano girare fra le postazioni ma io avevo male e perdevo la pazienza”.
In seguito alla denuncia presentata quattro anni dopo, alla fine del 2020, lo Spresal fece un sopralluogo presso l’azienda in seguito al quale vennero stilate delle prescrizioni in merito ai dispostivi di sicurezza dei lavoratori, “nella sezione del taglio della carne c’erano molti tavoli – aveva riferito in aula la responsabile Spresal – e molti operai non usavano il guanto in maglia di ferro; alcuni usavano un guanto in fibra non adeguato. Il documento di valutazione del rischio evidenziava un rischio medio e la nostra prescrizione fu di adeguarlo indicando un rischio alto con richiesta di aggiornamento sui criteri di scelta dei dispositivi di protezione e sulla formazione dei lavoratori dato che alcuni operai non avevano fatto il corso di 16 ore”. Secondo la parte offesa, il giorno dell’incidente non gli fu fornita alcuna assistenza, “alcuni colleghi sono intervenuti ad aiutarmi e mi hanno portato nel bagno ma poi mi hanno lasciato lì, non mi hanno portato all’ospedale. Sono andato via con una mia amica di Dronero. Anche in altri incidenti non era stata chiamata l’ambulanza”.
Stando alle dichiarazioni rilasciate nel verbale di denuncia, sarebbe stato proprio il datore di lavoro a dirgli di non andare all’ospedale e che se la ferita fosse peggiorata costringendolo ad andare al Pronto Soccorso, avrebbe dovuto parlare di un incidente avvenuto a casa. Nella sua deposizione la vittima dell’infortunio ha anche riferito di difficili condizioni di lavoro, con turni di lavoro di 12/13 ore, il divieto di andare al bagno per quattro ore consecutive e di non poter sempre timbrare i cartellino di entrata perché il datore di lavoro metteva il lucchetto alla timbratrice. Secondo i due colleghi ascoltati nell’ultima udienza però, l’incidente sarebbe avvenuto per una gara di velocità, “i guanti li davano a tutti al momento dell’assunzione – ha riferito uno dei due testi, K.I. anch’egli della Costa d’ Avorio – lui voleva sfidare il più veloce della sezione del taglio dei polli – io ho stupidamente preso cinque polli e A.S. si è tolto il guanto di ferro per essere più veloce. Gli ho detto di non farlo ma lui mi diceva di stare tranquillo. Al secondo pollo si è ferito, è andato in bagno e il caporeparto lo ha disinfettato e messo un cerotto”. Secondo i testimoni avrebbe continuato a lavorare fino alla fine del turno e il giorno dopo non andò a lavorare.
“Qualche tempo dopo, quando io già lavoravo presso un’altra ditta – ha aggiunto K.I. – mi chiamò per dirmi che voleva denunciare per incassare una bella cifra; io dissi che non ero d’accordo”. L’udienza è stata rinviata al 26 giugno per ascoltare altri testi e i periti.