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Domenica 22 dicembre 2024

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Nel 2025 circa 270.000 piemontesi potrebbero perdere il proprio medico di famiglia

L'allarme lanciato dal consigliere Domenico Rossi, che denuncia: "La Regione non sta mettendo in atto alcun piano preventivo"

La Guida - Nel 2025 circa 270.000 piemontesi potrebbero perdere il proprio medico di famiglia

Medico e paziente

Torino – Nel 2025 circa 270.000 cittadini piemontesi potrebbero perdere il proprio medico di base e solo il 50% degli assistiti troverebbe spazio presso un medico subentrato.
A lanciare l’allarme è il vicepresidente della Commisione Sanità del Consiglio regionale, Domenico Rossi, che sull’argomento ha presentato un’interrogazione alla Giunta regionale, domandando quali azioni la Regione intenda “mettere in campo per superare la carenza di medici di Medicina Generale (MMG) odierna e futura e  per potenziare la rete di Medicina territoriale”.

Le cause della carenza

Facendo riferimento alle stime dell’Enpam, riprese dalla Federazione Italiana Medici di Famiglia e dalla Fondazione Gimbe, l’interrogazione individua quali cause dell’emergenza, in primo luogo, la “gobba previdenziale” che vedeva, al 31 dicembre 2021, più del 50% dei medici di Medicina Generale avere oltre 60 anni d’età, per cui è atteso un pensionamento massivo nei prossimi anni. Considerando un’età di pensionamento di 70 anni, entro il 2031 in Italia dovrebbero andare in pensione circa 20.000 medici di base.
In secondo luogo il documento evidenzia il numero troppo basso di borse di studio ministeriali destinate al corso di formazione specifica in Medicina Generale. Numero che “dopo un periodo di sostanziale stabilità intorno a 1.000 borse annue (2014-2017), – si legge nel documento – è successivamente aumentato, in particolare nel 2021 (n. 3.406) e nel 2022 (n. 3.675) grazie alle risorse dedicate del PNRR. Tuttavia i nuovi MMG non saranno sufficienti per colmare il ricambio generazionale: nello specifico il numero dei giovani formati o avviati alla formazione in Medicina Generale occuperebbe solo il 50% dei posti di MMG”.

La risposta dell’assessore regionale alla Sanità

Nella risposta all’interrogazione l’assessore regionale alla Sanità Luigi Genesio Icardi ha dichiarato che “nel mese di aprile 2023 la Regione ha assegnato gli incarichi vacanti residui di assistenza primaria a ciclo di scelta ai medici iscritti al corso di formazione in Medicina Generale e, in data 21 aprile 2023, ha emanato gli incarichi vacanti di assistenza primaria a ciclo di scelta 2023 di cui si prevede di pubblicare la relativa gradatoria tra giugno e luglio 2023. Qualora non dovessero essere assegnate tutte le carenze pubblicate, la Regione emanerà un provvedimento che consentirà ad ulteriori due tipologie di candidati di concorrere”.
L’assessore ha poi ricordato la Dgr che ha previsto l’innalzamento del massimale di pazienti in carico a ciascun medico a 1.800 assistiti, a fronte dei 1.500 stabiliti a livello nazionale e la circolaree inviata alle Asl per il manteimento in servizio di MMG in deroga ai limiti previsti dalle disposizioni vigenti per il collocamento in quiescenza.

Le conclusioni del consigliere Rossi

Misure che il consigliere Rossi ritiene insufficienti: “Come al solito – ha dichiarato – la giunta si trincera dietro a una risposta burocratica e tecnica. Innalzamento del massimale degli assistiti da 1.500 a 1.800, deroghe alla pensione e poco altro. Quale sarebbe il piano? Aumentare all’infinito la capienza di assistiti per ciascun medico pur sapendo che già il 42,3% dei medici di famiglia piemontesi ha più di 1.500 assistiti? Trattenere in servizio i medici anziani con tutti i problemi legati alla qualità e la continuità del servizio che ne potrebbero derivare?”.
“I Medici di Medicina Generale – conclude Rossi – sono un perno essenziale ed insostituibile del sistema sanitario nazionale perché rappresentano il primo riferimento per la salute dei cittadini, in particolare per la presa in carico dei malati cronici e per il funzionamento della case di comunità. Non possiamo permetterci di non gestire il problema, di mettere in campo palliativi: perché la Regione non aumenta il numero di borse di studio come abbiamo più volte richiesto? Perché non si mettono in campo incentivi per attirare professionisti sul territorio?”.

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