Cuneo – Durante la sua visita a Cuneo e Fossano per sancire l’unificazione delle due diocesi con la solenne celebrazione di lunedì 8 maggio, il Nunzio apostolico in Italia Paul Emil Tscherrig ha fatto visita a Boves pregando sulla tomba dei Beati don Giuseppe Bernardi e don Mario Ghibaudo e a Cussanio al Santuario dedicato alla Madre della divina Provvidenza, nuova patrona della diocesi.
Mons. Tscherrig, che idea si è fatta delle comunità di Fossano e Cuneo in questi due giorni di visita?
Ho visto che questa è una zona molto prospera, la gente sta bene… In particolare, mi ha colpito la grande celebrazione di ieri sera (8 maggio, ndr.), nella splendida Cattedrale di Fossano. C’è stata molta partecipazione, mi ha impressionato la presenza dei sindaci, ho parlato con alcuni che guidano piccole comunità e mi hanno ricordato la mia: io sono nato in un paesino di circa 150 abitanti nel Vallese (cantone svizzero che confina con la Valle d’Aosta). Un’altra cosa che mi ha riempito di gioia è stata la presenza del clero, molto numeroso. Tutta la comunità ha mostrato che è disponibile ad iniziare questo cammino unitario insieme: è un segno incoraggiante che stiamo andando nella giusta direzione. Ed è un segno della presenza di Cristo Risorto, che è vivo in mezzo a noi, ci attira a sé e ci spinge avanti.
Il Papa più volte ha detto che in Italia ci sono troppe diocesi e occorre procedere a una razionalizzazione: questa unificazione tra Cuneo e Fossano (che sta per compiersi anche sotto il profilo giuridico) come si inserisce nel cammino della Chiesa italiana? Ci sono altre esperienze simili in atto?
Come Nunzio apostolico ho ricevuto dal Papa il mandato di lavorare all’unificazione di quelle diocesi dove questa prospettiva è concreta e realizzabile, come a Fossano e Cuneo. Il progetto è partito molto prima, poi negli ultimi quattro anni ben 17 diocesi sono state unite “nella persona del Vescovo”.
La fusione delle due diocesi parte dai numeri (pochi abitanti, pochi sacerdoti…): come far sì che non sia solo una riorganizzazione di servizi e strutture tradizionali, ma un’occasione per guardare avanti, per provare a percorrere nuove strade?
Come ho detto nell’omelia ieri sera, non si uniscono le diocesi per ragioni amministrative o per unificare gli uffici pastorali, ma per la missione. È questo che conta! Il Papa ci chiede di uscire e di (ri)diventare missionari perché la Chiesa è stata fondata per la missione, per l’evangelizzazione. O la Chiesa è missionaria o non è Chiesa. Oggi la maggioranza delle persone non crede più in Gesù Cristo e noi come Chiesa dobbiamo trovare nuove strade per attualizzare questo annuncio. Il nostro interesse principale è la salvezza delle persone, non l’amministrazione.
Quando si uniscono due diocesi di dimensioni diverse, c’è il rischio che la più grande “inglobi” la più piccola… non le nascondo che è il timore di una parte di fossanesi. A partire dalla sua esperienza di Nunzio Apostolico e alla luce di altre fusioni simili, cosa si sente di dire ai credenti della Chiesa locale?
Se la prospettiva è la missione della Chiesa, questo timore non ha ragione di esistere. Noi ci preoccupiamo delle abitudini, delle tradizioni locali, del bisogno di stare tra di noi… Ma il Signore ci chiede di aprirci all’altro, di andare avanti, per la missione. Lo stesso timore si è registrato anche in altre diocesi che il Papa ha voluto unire: c’è stato un caso negli ultimi anni con una forte opposizione alla unificazione di una diocesi, anche da parte del sindaco della città interessata, poi tutto è stato superato. Bisogna saper guardare avanti.
Che augurio rivolge al Popolo di Dio della nuova Chiesa unificata?
Quello che ho fatto ieri sera durante la celebrazione: l’unità è per la missione. È importante che questo obiettivo diventi lo stile e il modo di agire di tutti i ministri della Chiesa e di tutto il Popolo di Dio. Come cristiani, siamo ormai diventati minoranza nel Paese, ma ci comportiamo come se fossimo ancora maggioranza. Se non ci muoviamo, se non usciamo dalle chiese molta gente non sente più il messaggio di Cristo, diventa indifferente.
Il Papa nella Esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” (che contiene il programma di tutto il suo Pontificato) ci invita ad uscire, a trovare nuovi cammini, a lasciar cadere, anche se fa male, quello che non serve più… Ripeto: occorre guardare avanti, il futuro della Chiesa è nella dimensione dell’eternità.