Mondovì – Aveva trovato un Mitsubishi usato a 18.000 euro presso un autoservice di Mondovì e aveva offerto in permuta la propria Nissan che venne valutata 4.000 euro; alla consegna dei veicoli, avvenuta a marzo 2021, il proprietario della Nissan si impegnava a versare la differenza di prezzo. Purtroppo però, a contratto concluso, quando il proprietario dell’autoservice provò a rivendere la Nissan, venne fuori che il telaio del fuoristrada era completamente marcio, pieno di ruggine e buchi, tanto che non avrebbe mai passato la revisione. Sentendosi truffato il proprietario dell’autoservice chiese la restituzione dei 4.000 euro altrimenti avrebbe proceduto con una denuncia, e così A. P., il giovane valdostano proprietario del fuoristrada Nissan, è stato rinviato a giudizio davanti al tribunale di Cuneo con l’accusa di truffa. Secondo l’accusa l’uomo sarebbe stato pienamente consapevole delle cattive condizioni del veicolo e per questo all’appuntamento stabilito ai primi di marzo fra le due parti per visionare i veicoli, l’imputato si presentò senza l’auto, consegnandola solo al momento della stipula del contratto, rendendo di fatto più complicato eseguire un controllo approfondito. Accusa rigettata dalla difesa dell’uomo che più volte aveva dichiarato di aver sottoposto la vettura al trattamento anti ruggine perché la usava in montagna dove d’inverno passavano i mezzi spargisale, oltre al fatto che i due avevano concluso l’accordo con la riserva di rivedere il contratto all’esito della verifica sulla Nissan. Secondo l’accusa però dalle testimonianze era emersa la responsabilità dell’imputato che sapeva dei problemi di ruggine della vettura tanto da sottoporla a frequenti trattamenti di verniciatura proprio per mascherare il danno e per questo ne ha chiesto la condanna a sei mesi di reclusione e 200 euro di multa. Una consapevolezza che, secondo l’avvocato di parte civile, aveva indotto l’imputato a disfarsi di quell’auto proprio due mesi prima della revisione che sicuramente in quelle condizioni non avrebbe passato. Un’accusa infondata secondo la difesa poiché dall’istruttoria era invece emersa la buona fede di A. P. che aveva dichiarato da subito quale tipo di manutenzione eseguiva sul fuoristrada, offrendo la possibilità all’altro contraente di eseguire tutte le verifiche che riteneva opportune, una condotta che escludeva i sotterfugi e i raggiri tipici della truffa. Questa ricostruzione è stata accolta anche dalla giudice che ha ritenuto che in questo caso non ci fosse stata alcuna truffa e ha assolto l’imputato.