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Lunedì 25 novembre 2024

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Roccavione, post su Facebook e accusa di diffamazione: assolto

La denuncia era stata presentata dal primo cittadino Germana Avena, la difesa ha puntato sul fatto che non furono condotte indagini specifiche

La Guida - Roccavione, post su Facebook e accusa di diffamazione: assolto

Roccavione – Un posto dove cercare e offrire informazioni utili e per condividere le foto di momenti particolari, un modo per sentirsi comunità; le pagine Facebook con la dicitura “Sei di… se” si sono diffuse molto negli ultimi anni grazie alle informazioni utili che ci si possono trovare. E una informazione utile stava appunto cercando il residente di Roccavione che nel maggio 2021 chiese ai suoi compaesani su “Sei di Roccavione se” come si potesse prendere appuntamento con il sindaco. Fra le tante risposte che ricevette c’era anche quella di R. A. che nel suo post consigliava di “fare domanda in carta bollata e allungare 50 euro al sindaco”. Una frase che non passò inosservata agli iscritti alla pagina; in tanti segnalarono l’offesa alla sindaca Germana Avena che fece un semplice screenshot del messaggio e andò a denunciare l’autore ai Carabinieri: “Conosco R. A., in paese ci conosciamo tutti, non si è fatto vivo per un chiarimento o per chiedere scusa. Non mi risulta avesse neanche qualche motivo di risentimento con l’amministrazione”. I Carabinieri che ricevettero la denuncia identificarono l’autore del post solo attraverso quella pagina Facebook, dove accanto a ogni messaggio compaiono il nome e la foto dell’autore: “Era peraltro una persona già nota alle forze dell’ordine per altri precedenti di Polizia”, aveva riferito in aula un maresciallo. Per la procura quel tipo di identificazione era sufficiente a dimostrare che l’autore della diffamazione era proprio R. A. per il quale è stata chiesta una condanna a tre mesi di reclusione. Assolutamente insufficiente invece per l’avvocato di difesa Thomas Bassino che ha sottolineato il fatto che dalla Procura della Repubblica non fosse arrivata nessuna delega a investigare meglio chi fosse l’autore di quel messaggio dal momento che non si era neanche cercato di capire chi avesse in uso il computer utilizzato per scrivere quel post. Un’incertezza rilevata dalla giudice che ha assolto l’imputato per non aver commesso il fatto.

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