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Domenica 22 dicembre 2024

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Peste suina africana: “Agire subito, o danni per un miliardo”

Questa malattia animale (che non si trasmette all'uomo e finora ha coinvolto solo fauna selvatica) si avvicina alla Granda, che da sola vale l'8% della suinicoltura nazionale e il 70% di quella regionale

La Guida - Peste suina africana: “Agire subito, o danni per un miliardo”

Cuneo – In questa emergenza anche un solo giorno è fondamentale, serve un’azione immediata per abbattere i cinghiali (veicoli del virus, che non si trasmette in alcun modo all’uomo ma è letale per i suini) e per salvare l’intera filiera suinicola: la peste suina africana fa sempre più paura e si avvicina alla Granda, da cui giunge il grido del mondo agricolo. Se n’è discusso nella mattinata di oggi (venerdì 12 maggio) in Confagricoltura Cuneo, organizzazione che ha elaborato uno studio sulla situazione e ha quantificato i possibili danni dell’arrivo della Psa in Granda. E il conto fa tremare i polsi (e le poltrone, dato che i fondi pubblici non ci sarebbero): un miliardo di euro, considerando un anno. Si tratta della somma tra valore dei capi suini vivi, ricaduta della trasformazione e indotto generale, oltre ai “danni collaterali” delle restrizioni di sicurezza di sanità animale su turismo e outdoor, dalle escursioni al tartufo. La provincia di Cuneo da sola vale il 70% della suinicoltura piemontese, con circa 930.000 capi su 1.320.000 (e con una media di 1.500 capi per allevamento, il 50% in più della media regionale); la Granda vale circa l’8% sia della suinicoltura nazionale (con un apporto fondamentale per le Dop del prosciutto crudo, Parma e San Daniele) sia della produzione agricola regionale.
“Con un solo caso di carcassa di cinghiale infetto da Psa tutto questo sparisce, un intero settore agricolo si blocca con tutte le sue ricadute e poi impiegherà anni per tornare a respirare”, ha detto senza mezzi termini il direttore di Confagricoltura Cuneo Roberto Abellonio. Per questo si è parlato di emergenza economica ma anche sociale, per gli effetti disastrosi della diffusione della Psa.
Dalla scoperta del primo caso, il 7 gennaio 2022 a Ovada, nella zona a cavallo tra Piemonte e Liguria, non si è mai ritrovato un suino infetto, solo cinghiali, quindi la diffusione va contenuta attraverso il depopolamento dei selvatici: nella prima fase non sono state adottate misure di emergenza, nonostante le richieste della Regione, e gli interventi avviati non sono stati efficaci: 115 chilometri di recinzione realizzati contro i 144 previsti, 27.000 cinghiali abbattuti lo scorso anno mentre la richiesta era di almeno 50.000 unità.
Le prime azioni, da intraprendere subito secondo Confagricoltura, sono l’attuazione di un cordone sanitario per impedire che la Psa raggiunga le zone di pianura; fondi (anche Pnrr) per dare sostegno al settore; la modifica delle disposizioni comunitarie in modo da continuare a commercializzare suini anche se si sono registrati casi nell’area; la revisione della legge sulla caccia 157-1992, che doveva salvare la fauna selvatica mentre a trent’anni di distanza il problema si è completamente rovesciato e ora è necessario e urgente salvare la filiera allevatoriale dei suini.

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