Mondovì – Dopo aver tamponato l’auto che la precedeva sulla salita che porta a Carassone, mandandola a sbattere frontalmente con l’auto che scendeva in direzione opposta, fuggì dalla scena del sinistro e fu rintracciata solo una settimana dopo, anche in seguito ad appelli pubblicati sui giornali ad eventuali testimoni che potessero identificare l’auto pirata.
L.H. operaia di origini marocchine ammise subito davanti ai Carabinieri la propria responsabilità e di essersi sentita in colpa per essere andata via: “Mi sono fermata per più di dieci minuti, ma ero spaventata e tremavo e sono andata via, ma mi sono sentita in colpa per questo”. Ora è imputata al processo per omissione di soccorso e lesioni, ma è proprio sulla sua eventuale permanenza sulla scena del sinistro quel 20 maggio del 2021 che sono emerse versioni differenti dell’incidente. Ascoltato in aula, il fratello della ragazza avrebbe dichiarato di essere stato avvisato al telefono che la sorella aveva avuto un incidente e di averla trovata scioccata sul luogo del sinistro: ”Le persone delle altre due auto parlavano, dicevano che stavano bene, allora ho preso la macchina di mia sorella e sono andato via”.
Ascoltata in aula nell’ultima udienza, però, una delle due vittime dello scontro, una 62enne sudamericana, ha negato di aver visto la ragazza dopo l’urto: “Salivo verso Carassone e quest’auto mi ha urtato da dietro spingendomi contro la vettura che veniva in direzione contraria. Io e la signora dell’altro veicolo siamo rimaste bloccate in auto per più di mezzo’ora, perché non riuscivamo ad uscire; hanno chiamato i Vigili del fuoco per tirarci fuori, mentre l’altra vettura se ne era andata”.
La donna, che nel sinistro aveva riportato danni allo sterno e alla spalla, venne soccorsa da una signora della sua età: “Fu lei a chiamare i soccorsi e mentre eravamo lì che aspettavamo si avvicinarono due ragazzi marocchini che minacciarono la signora che ci stava soccorrendo di non dire niente ai Carabinieri; diceva che sua sorella aveva problemi di cuore e non dovevamo denunciarla. Io sono rimasta senz’auto che mi serviva moltissimo per il lavoro e per accompagnare mio marito alle sedute di riabilitazione. Solo dopo un anno l’assicurazione mi ha risarcito 8.000 euro”.
Il processo è stato rinviato al 14 novembre.