Appare come la cronaca puntuale di una disfatta annunciata lo studio di Roberto Rossetti sulla spedizione in Russia della Cuneense. Una cronaca dettagliata che segue giorno per giorno i movimenti di avanzata, prima, di ritirata, poi della divisione alpina.
Su tutta questa operazione aleggia lo spirito di una guerra cercata dal Duce per motivi politici. Le operazioni belliche non stanno portando certo ai risultati dipinti dalla retorica fascista. La “guerra parallela” si sta rivelando effimero progetto. Hitler deve intervenire per sostenere questa situazione. Mussolini dal canto suo vuole a tutti i costi ricambiare questi “favori”.
L’esperienza sul fronte russo inizia per l’Italia all’insegna del macabro principio che già aveva spinto verso l’entrata in guerra: “servono alcune migliaia di morti per sedere al tavolo della pace”. Questa “riserva umana” viene trovata nel corpo degli Alpini che però sono addestrati e armati per operazioni di montagna: “l’armamento non risponde minimamente alle esigenze di un eventuale utilizzo in pianura”, sottolinea l’autore.
Chiariti i presupposti il libro guida il lettore accanto alla Cuneense seguendone i movimenti giorno per giorno. Si tratta di un “racconto”, perché l’autore ha consapevolmente adottato un registro medio “così da rendere la lettura scorrevole”. Ciò non inficia la ricchezza delle fonti che vengono dichiarate in nota a piè di pagina e supportate anche da un’ampia sezione di “documenti” sia ufficiali sia raccolti in forma di testimonianza.
Col procedere del lavoro sempre più il termine” disperati”, mutuato da Nuto Revelli, si appropria della narrazione. Così sul resoconto militare prende il sopravvento il racconto della “tragedia umana” che poi è stata parzialmente rielaborata in termini epici e persino retorici. Di certo la spedizione ha contribuito a rafforzare l’immaginario sul corpo degli Alpini. L’ultimo capitolo però sveste i panni della ricerca storica in senso stretto colorandosi di intensa umanità. Quelle pianure sono percorse da individui, da persone ognuna con un proprio vissuto che custodisce nel cuore, aggrappandovisi nei crudi momenti della ritirata.
L’autore sottintende che quei “quarantamila disperati” che si gettano contro le linee nemiche a Nikolajewka non sono semplicemente una massa che poi si distenderà nell’interminabile fila scura sulla neve bianca. Sono persone con un paese lontano d’origine, una famiglia. Così la spedizione militare assume il volto di un caleidoscopico insieme di esperienze umane che mettono insieme forme diverse di partecipazione dal soldato ai parenti a casa, dal caduto al disperso.
La Divisione Cuneense sul fronte del Don
Roberto Rossetti
ArabaFenice
20 euro