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Lunedì 18 novembre 2024

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Ammenda di 6.000 euro per l’ex titolare di un’azienda bovesana

A processo con l'accusa di frode in commercio e detenzione di prodotti alimentari in cattivo stato di conservazione

La Guida - Ammenda di 6.000 euro per l’ex titolare di un’azienda bovesana
Aula di tribunale

 

Boves – Con un’ammenda da 6mila euro si è conclusa la vicenda processuale di P.M., ex titolare di un’azienda che commercializzava frutta e verdura all’ingrosso e all’interno della quale nell’ottobre del 2019 i Carabinieri del Nas di Alessandria trovarono numerose cassette di ortaggi e frutta invasi dalla muffa. Quell’ispezione gli valse l’accusa di frode in commercio e detenzione di prodotti alimentari in cattivo stato di conservazione, “quando eseguimmo l’ispezione avevamo trovato un’impiegata che lavorava su 27 chili di mirtilli, separando quelli ammuffiti da quelli buoni – aveva riferito in aula uno dei Carabinieri che aveva svolto il controllo – e nella cella frigorifera c’erano cassette di pere, zucchine e mirtilli invasi dalla muffa, conservati insieme a prodotti sani e destinati alla vendita. Inoltre nei locali di lavorazione venivano conservati insieme alimenti e prodotti fitosanitari”. Dai controlli delle Forze dell’ordine emerse che il cattivo stato di conservazione riguardava  circa una tonnellata di frutta e verdura e che l’azienda era già stata destinataria di una sanzione propio relativa alla separazione di prodotti fitosanitari dagli alimenti. Dal canto suo il titolare dell’azienda aveva dichiarato al giudice che non avrebbe mai messo in vendita quei prodotti e che si trovavano nella cella frigorifer in attesa di andare al macero solo perché se fossero stati all’aperto si sarebbero riempiti di moscerini. La consulente agronoma dell’azienda aveva dichiarato che sulle castagne era in corso la sperimentazione di un prodotto fitosanitario in grado di ritardare la marcescenza, ma il controllo dei Nas arrivò prima che potessero testare il prodotto. Nella discussione finale l’accusa aveva chiesto una sanzione di 10mila euro per la frode in commercio e mille euro per la detenzione di prodotti alimentari in cattivo stato di conservazione, mentre la difesa aveva ribadito quanto già dichiarato dall’imputato circa il fatto che i prodotti ammuffiti non sarebbero mai stati messi in commercio.

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