Incontriamo Mary Lamb a 11 anni nel 1945 e la salutiamo alla morte nel 2020, ma intorno c’è tutta la sua famiglia. La narrazione si apre proprio con la nipote, Lorna Simes che è in Germania, mentre colpivano le prime ondate di panico da Covid, per una serie di concerti. Lorna chiama sua nonna, Mary, che è a casa a Birmingham, e discutono della pandemia e da qui si torna indietro di 70 anni. La gran parte dell’azione è concentrata nel sobborgo di Bournville, un villaggio-fabbrica costruito dalla famiglia Quaker Cadbury nel 19ª secolo, la fabbrica di cioccolato più importante d’Inghilterra. Osserviamo le vite di Mary e del resto scorrere sullo sfondo di eventi nazionali. È un romanzo sull’intersezione tra vita pubblica e privata, con il mondo pubblico spesso rappresentato dalla famiglia reale: il discorso del re, l’incoronazione, il matrimonio di Carlo e Diana, la morte della Principessa del Galles. Man mano che i figli di Mary crescono si svolge la storia della “guerra del cioccolato” tra Gran Bretagna e UE. Ovunque ci sono messaggi sull’interrelazione della vita britannica ed europea. Un lavoro di storia sociale in forma immaginaria, che segue quattro generazioni di una famiglia i cui sogni, successi, disavventure e divisioni riflettono i contorni mutevoli del dopoguerra della Gran Bretagna. Dalla Brexit in poi Coe rilegge tutta la storia del suo paese con sincerità e intelligenza, ma qui incanala la sua rabbia per la direzione presa dal suo paese, così come il suo amore per esso, in una prosa notevole e piacevolissima.
Bournville
Jonathan Coe
Feltrinelli
22 euro