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Venerdì 22 novembre 2024

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“Borgo per tutti” chiede l’emanazione di linee-guida in materia edilizia

Il gruppo di minoranza: “La materia continua a essere affrontata nell’incertezza”

La Guida - “Borgo per tutti” chiede l’emanazione di linee-guida in materia edilizia

Borgo San Dalmazzo – “Come gruppo «Borgo Per Tutti» abbiamo richiesto di sapere come l’Amministrazione intende intervenire per favorire il recupero del patrimonio edilizio. Nessuna risposta concreta ci è stata data e l’intera materia continua ad essere affrontata nell’incertezza”.

È quanto scrivono in un comunicato i consiglieri del gruppo di minoranza “Borgo per tutti” Pierpaolo Varrone, Luca Basteris e Luisa Giorda.

Spiegano i tre esponenti della minoranza: “Sul territorio nazionale è presente un gran numero di immobili edificati prima dell’entrata in vigore della legge 10/1977. Tali fabbricati sono per lo più dotati di due atti rilasciati dalle Amministrazioni comunali: il titolo alla costruzione (la vecchia licenza) ed il progetto edilizio approvato e depositato presso gli archivi del Comune. Dopo la conclusione della fase di edificazione, l’Amministrazione comunale, procedeva, ai sensi del Testo Unico delle Leggi Sanitarie, a sopralluogo anche in riferimento alla conformità di quanto realizzato al progetto approvato: il tecnico comunale eseguiva il sopralluogo e scriveva il verbale di ispezione tecnico-sanitaria citato nell’abitabilità.  Spesso correggendo a mano gli elaborati progettuali e verificando dunque lo stato effettivo di quanto edificato”.

Anche a Borgo San Dalmazzo sono presenti diverse decine di immobili edificati ed autorizzati secondo tale modalità.

“Sino all’emanazione della legge 10/1977 – proseguono i consiglieri di Borgo per tutti –era diffusa la disposizione per la quale non vi era l’obbligo di fare una variante al progetto edilizio: infatti per molti progetti si aveva una licenza edilizia autorizzata, con parere della commissione edilizia, autorizzazione del Sindaco e rilascio di agibilità a fine lavori.

Il cittadino proprietario di immobile di questo tipo ha nel corso degli anni pagato le tasse comunali: non ha ricevuto dal Comune nessuna comunicazione di difformità o richiesta di regolarizzazione.

Il problema sorge al momento in cui il privato cittadino si trova a dover operare sul mercato edilizio: ha necessità di sanare alcune parti del proprio immobile ma per poterlo fare deve rispettare la cosiddetta “doppia conformità”, la conferma cioè che sia rispettata sia la normativa vigente alla data di presentazione della pratica edilizia in sanatoria, sia la normativa vigente nel momento in cui è avvenuto l’abuso edilizio. Il problema è però rappresentato dal fatto che le opere realizzate ante 1977 non rappresentavano un abuso e furono come già detto verificate e autorizzate.

Il cittadino si trova dunque di fronte ad un duplice problema: possiede un immobile che gli è stato autorizzato dal Comune, ma lo stesso Comune oggi gli contesta che esso è stato eseguito almeno in parte abusivamente”.

Secondo il gruppo di minoranza, “diversi Comuni hanno affrontato il problema in modo organico con l’adozione di linee guida che tutelino: l’ufficio tecnico comunale che potrà così operare all’interno di indicazioni condivise; i professionisti che avranno informazioni e criteri da fornire ai propri clienti; i cittadini che potranno conoscere aspetti, modalità, costi e fattibilità per affrontare le loro esigenze”.

Concludono i tre consiglieri: “Riteniamo che lasciare ancora una volta inevase le risposte alle necessità, rinviare senza una prospettiva di risposta non è un buon servizio che viene reso alla cittadinanza”.

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