“Conservare la dignità umana oggi non è facile”. Da questa considerazione muove il saggio di Gennaro Morante, salesiano esperto di comunicazione mediale. Proprio per questo l’autore assume anche come compito fondamentale il monito del Presidente Sergio Mattarella secondo cui la dignità deve essere “la pietra angolare del nostro impegno”. Una riflessione introduttiva da far propria anche dal cristianesimo che vive certo uno dei tanti momenti di crisi, però “crisi non vuol dire necessariamente fine”. Semmai può diventare una sfida per “vivere nella crisi”.
Questa dimensione di essere all’interno della questione per affrontarla adeguatamente e senza inutili preconcetti, deve essere la cifra che orienta l’approccio al mondo della comunicazione digitale dove l’uomo del terzo millennio sembra essere diverso da quello precedente. Affermazione che a prima vista pare sproporzionata, ma la sorreggono gli indizi offerti che vanno dal flusso continuo delle informazioni alla nuova “realtà” del metaverso. Si rende quindi urgente chiedersi “se esiste un residuo umano irriducibile a qualsiasi trasformazione”.
È evidente come l’impostazione del saggio non vada a riflettere sul mondo tecnologico, con cui è comunque necessario convivere. Piuttosto la riflessione si muove sul terreno dell’etica secondo un percorso lineare che si richiama a precisi fondamenti irrinunciabili. Lo è anzitutto il principio dell’integrità della persona che non può ridursi a un semplice account dove le dimensioni umane della corporeità e dell’affettività rischiano di diluirsi in un “insieme distintivo di caratteri alfabetici e/o numerici”.
Altrettanto importante risulta la difesa delle capacità razionali. Gli strumenti digitali espongono a un “appannamento” delle potenzialità mentali, di memoria e di riflessione: oggi “quello che conta davvero non è il valore del messaggio, ma la velocità di comunicazione; non i valori etici da condividere, ma il successo”. Contro l’era degli influencer si pone una cultura che valorizzi l’uomo nella sua integrità di persona.
L’elenco delle possibili devianze nel mondo digitale è lungo, ma l’autore cerca di andare oltre, alla ricerca del “posto degli strumenti tecnologici nel disegno di Dio”. Avendo come presupposto che non è in questione lo strumento, bensì l’uso che se ne fa, fa emergere alcune occasioni di riflessione su tali mezzi. Le ricadute sul linguaggio usato, sulle relazioni, sulle capacità di dialogo e di ascolto sono provocazioni per un primo passo sulla strada della consapevolezza che è la via per integrare la nuova cultura digitale con le imprescindibili ragioni dell’umano.
La dignità umana ai tempi del web
Giuseppe Morante
Sanpino
16 euro