Cuneo – Nel 2022 la produzione frutticola in Granda è stata ancora fortemente condizionata dall’alternanza di produzione causata dalla gelata di aprile 2021. Caldo e clima asciutto hanno favorito la maturazione e reso impareggiabili le qualità organolettiche sia della frutta estiva sia di quella autunnale. La piovosità particolarmente bassa ha favorito la difesa fitosanitaria dalle specie fungine, ma ha reso più aggressivi alcuni insetti; e nonostante l’estate asciutta, sulle pomacee si è notata in molte zone una forte aggressività del cosiddetto “colpo di fuoco batterico”, soprattutto sul pero.
Favorite la qualità e la produzione media, anche se nelle zone più esposte alla siccità si è rilevata una riduzione della pezzatura media, compensata dall’ottimo grado zuccherino.
Per la frutta estiva, la produzione italiana è stata superiore; inoltre l’estate ha favorito i consumi, anche se il contesto instabile in Europa e i rincari energetici hanno inciso in modo notevole sui costi, rendendo la produzione non più remunerativa rispetto agli investimenti. Più sentita che mai, la difficoltà nel reperire manodopera per la raccolta.
Per le ciliegie produttività e qualità sono state ovunque buone, con forti aumenti di aree coltivate; l’accavallamento di maturazione ha reso il mercato difficile e premiato solo i frutti più grandi.
Per le albicocche dopo la gelata 2021 la produzione è tornata normale, con più varietà tardive a maturazione estiva e buona qualità della produzione; sempre più apprezzate le varietà locali.
Tra le susine, le cosiddette “damaschine” hanno registrato un carico produttivo pieno, soprattutto nel saluzzese. Domanda e quotazioni sono state in linea o leggermente superiori al 2021. Le altre varietà di susine a produzione estiva hanno, invece, registrato produzioni e quotazioni leggermente inferiori. In aumento anche le susine Angeleno.
Per le pesche e le pesche noci la pezzatura media è stata ovunque leggermente inferiore e l’andamento del mercato è stato favorito da buone quotazioni del prodotto per l’industria di trasformazione.
Tuttavia, nonostante la diminuzione degli ettari coltivati e il caldo, si è registrato ancora una volta un calo della domanda e delle quotazioni, sintomatico dell’elevata debolezza strutturale della filiera produttiva nei confronti delle grandi catene di vendita.
Per le mele la campagna di raccolta ha fatto registrare un discreto aumento produttivo rispetto al 2021, a compensazione della produzione mancante a causa del gelo. Mediamente su tutte le varietà, ci sono una leggera diminuzione del calibro medio delle partite e un aumento generalizzato del grado zuccherino.
Nella commercializzazione, le prime fasi sono state caratterizzate da quotazioni inferiori trascinate al ribasso dal prezzo basso proposto dalle industrie di trasformazione e da un comportamento generalizzato del mercato che tende ad abbassare il prezzo infischiandosene dell’aumento dei costi e del caldo di remuneratività per i produttori. Per non aggravare ulteriormente la situazione molte imprese hanno deciso di abbandonare in campo la parte di prodotto non conforme al “fresco”.
La produzione di pere sul territorio, con la crescita degli impianti, si è scontrata con la piena produzione sia in Italia sia in Europa rendendone così particolarmente difficile la collocazione. Per la varietà William la produzione è aumentata, con quotazioni in ribasso, soprattutto per il prodotto destinato all’industria di trasformazione. Per le varietà Abate Fetel e Conference si conferma il forte aumento.
La produzione di kiwi dovrebbe attestarsi su quantitativi normali nella Granda, dopo il quasi azzeramento della produzione nel 2021. Nonostante la continua perdita di superficie produttiva, per la batteriosi e soprattutto la “moria del kiwi”, nella Granda la qualità della produzione è particolarmente buona e la coltura si conferma remunerativa. Anche per il kiwi, però, occorre rivedere con estrema attenzione l’attuale impostazione dell’intera filiera produttiva, ancora poco incentrata sulla qualità, quindi debole.
Per la fragola unifera non è stata un’annata soddisfacente, sia per quantità raccolte (20-25% in meno) sia per prezzo: il caldo di fine primavera ha anticipato e concentrato le produzioni rendendo il mercato pesante, con quotazioni scese velocemente da 4 a 2 euro. Per le rifiorenti, andamento di prezzi costante, sui 3,5-4,5 euro al chilo.
Per il mirtillo le produzioni sono state buone ma si sono registrati cali produttivi per temperature e siccità. Sui prezzi, forti cali rispetto agli anni scorsi, 3-3,5 euro al chilo, sicuramente non soddisfacenti e in prossimità dei costi di produzione.