L’etichettatura degli alimenti permette ai consumatori di fare scelte consapevoli sui prodotti da acquistare pertanto Coldiretti si batte al fine di salvaguardare il Made in Italy e difendere i prodotti da nuovi sistemi che potrebbero apparire fuorvianti.
Nutriscore: sistema fuorviante
È stata rinviata almeno all’autunno 2023 la presentazione della proposta di Regolamento sull’etichetta nutrizionale a colori “Nutriscore”.
Il Nutriscore è un’etichetta nutrizionale fronte pacco colorata, che classifica i prodotti in cinque categorie di salubrità: due gradazioni di verde, una arancio e due di rosso, come un semaforo. A decidere dove si posiziona il prodotto è la combinazione, gestita da un algoritmo, del contenuto di zuccheri, grassi e sale per 100 grammi di prodotto. Così facendo, le calorie ultra-processate risultano migliori perché l’industria le può trattare, sottrarre e aggiungere.
Si tratta di un sistema di etichettatura che si concentra esclusivamente su un numero molto limitato di sostanze nutritive (ad esempio zucchero, grassi e sale) e sull’assunzione di energia, senza tenere conto delle porzioni. “Il Nutriscore – denuncia Coldiretti – è un sistema di etichettatura fuorviante, discriminatorio e incompleto che finisce per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta. Basti pensare che il Nutriscore boccia ben l’85% in valore del Made in Italy a denominazione di origine”.
Stop agli allarmi in etichetta sul vino
A inizio gennaio l’Unione europea ha dato il via libera alle etichette allarmistiche sul vino, concedendo all’Irlanda l’autorizzazione ad adottare un’etichetta per vino, birra e liquori con avvertenze come “il consumo di alcol provoca malattie del fegato” e “alcol e tumori mortali sono direttamente collegati” nonostante i pareri contrari di Italia, Francia e Spagna e altri sei Stati UE, che considerano la misura una barriera al mercato interno.
In più la stessa Commissione UE ha annunciato una revisione generale delle norme sull’etichettatura delle bevande alcoliche. L’Irlanda ha poi notificato all’Organizzazione mondiale del commercio le norme tecniche sull’etichettatura “salutista” degli alcolici, da applicare a tutti i prodotti alcolici venduti in Irlanda, siano essi prodotti localmente o importati. Il periodo per la presentazione delle opposizioni scade tra 90 giorni.
“Il rischio è di alimentare paure ingiustificate nei consumatori – sottolinea Coldiretti -. Come emerso da un nostro sondaggio, quasi un italiano su quattro (23%) smetterebbe di bere vino o ne consumerebbe di meno se in etichetta trovasse scritte allarmistiche come quelle apposte sui pacchetti di sigarette. Secondo Coldiretti il giusto impegno a tutela della salute dei cittadini non può tradursi in decisioni semplicistiche che equiparano tutti i prodotti alcolici giudicandoli dannosi a prescindere, senza distinguere l’origine dell’alcol, se da distillazione o fermentazione, e senza considerare la percentuale alcolica dei prodotti o le quantità consumate.
Prorogate le etichette salva Made in Italy
È arrivata a fine dicembre 2022 la firma del Decreto interministeriale che proroga al 31 dicembre 2023 l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza dell’ingrediente principale, dal latte ai derivati del pomodoro, dai formaggi ai salumi fino a riso e pasta.
Il provvedimento, fortemente sostenuto da Coldiretti, proroga per tutto il 2023 i regimi sperimentali dell’indicazione di origine degli alimenti, per consentire scelte di acquisto consapevoli in un momento in cui è importante sostenere l’economia e il lavoro nazionali. “Sarà così possibile – sottolinea Coldiretti Cuneo – distinguere la pasta ottenuta con grano duro italiano da quella con grano canadese trattato in preraccolta con il glifosato secondo modalità vietate in Italia. Ma anche smascherare i salumi prodotti con carne di suino proveniente da Belgio o Olanda rispetto a quelli allevati in Italia o ancora il concentrato di pomodoro cinese da quello Made in Italy”.
Origine in etichetta, una battaglia storica
Coldiretti è da molti anni in prima linea per la difesa del Made in Italy e la promozione della tracciabilità dei prodotti a tutela degli agricoltori locali e dei consumatori. È una battaglia storica per la trasparenza che ha portato l’Italia all’avanguardia in Europa. A livello UE il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina dopo l’emergenza “mucca pazza” nel 2002, mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca.
Dal 2004 c’è il codice di identificazione per le uova e l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto. Nel 2005 è scattato l’obbligo di indicare il Paese di mungitura per il latte fresco, poi esteso nel 2017 al latte a lunga conservazione e ai prodotti lattiero-caseari. Sempre dal 2005 è in vigore l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy. Dal 2008 vige l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro, mentre l’indicazione obbligatoria del Paese di provenienza per pelati, polpe, concentrato e altri derivati del pomodoro è arrivato nel 2018, quando è anche entrato in vigore l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano per la pasta e del riso. La Commissione europea ha recentemente specificato che l’indicazione dell’origine è obbligatoria anche su funghi e tartufi spontanei. Infine, dal 2021 è scattato l’obbligo di indicare la provenienza delle carni suine sulle confezioni di salumi, prosciutti e mortadelle.
Tuttavia, l’origine della materia prima resta sconosciuta per molti prodotti agroalimentari e per questo non si ferma l’impegno di Coldiretti, che punta sul valore aggiunto della trasparenza sul mercato per vincere il fenomeno di pirateria che utilizza impropriamente richiami all’Italia sulle etichette di alimenti taroccati, ingannando i consumatori e facendo concorrenza sleale.