Demonte – È stato assolto dall’accusa di ricettazione S.C. giovane 23enne cuneese, accusato di aver messo in vendita su un sito internet un monopattino che era stato rubato qualche giorno prima a Pianezza (To). A denunciare il furto era stato un ragazzo che usava il monopattino per raggiungere il centro sportivo dove giocava a calcio, “lo parcheggiavo un po’ nascosto dietro una siepe all’interno del centro sportivo e quando il 13 febbraio del 2020 andai a riprenderlo non c’era più. Dato che avevo bisogno di un mezzo per andare agli allenamenti, ne cercai con mio padre un altro e andando su internet, due giorni dopo, trovai proprio il mio monopattino, stesso colore, con il nottolino dell’avviamento staccato e i fili che penzolavano. Inoltre dallo sfondo della foto avevo riconosciuto il luogo dove era stata scattata, che era vicino a casa mia”.
Oltre al monopattino nell’annuncio si parlava anche della vendita di un’auto; dalla targa gli inquirenti risalirono alla proprietaria della vettura che era la madre del ragazzo. Ascoltato dai Carabinieri il giovane disse che quel monopattino lo aveva messo in vendita per conto di un amico, ma che non lo aveva lui, e infatti la perquisizione diede esito negativo. Ascoltato dagli inquirenti, l’amico minorenne, a carico del quale il tribunale dei minori aveva proceduto per il reato di furto, confermò che S.C. non sapeva nulla della provenienza del monopattino e che aveva pubblicato l’annuncio su sua richiesta. Al termine dell’istruttoria il pubblico ministero ha ritenuto che S.C. sapesse della provenienza illecita del monopattino, fotografato con il nottolino dell’accensione forzato, ma che per tenuità del fatto, considerato il valore del mezzo, gli andassero riconosciute le attenuanti prevalenti sulle aggravanti con una condanna a 2 mesi e 200 euro di multa. Per una assoluzione si è invece espresso il difensore del ragazzo che ha ribadito, considerate anche le dichiarazioni del ragazzo autore del furto del monopattino, che S.C. davvero non sapesse che quel mezzo era stato rubato e comunque l’accusa non era stata pienamente provata in udienza.
La giudice ha accolto questa richiesta assolvendo l’imputato per insussistenza del fatto.