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Venerdì 22 novembre 2024

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Reddito di cittadinanza indicando anche i figli, donna assolta

Li aveva indicati come residenti con lei e il marito, ma erano affidati temporaneamente a strutture

La Guida - Reddito di cittadinanza indicando anche i figli, donna assolta

Dronero – Aveva fatto domanda per ottenere il reddito di cittadinanza ma nel modulo aveva erroneamente incluso i quattro figli come residenti con lei e il marito. In realtà da quanto è emerso a seguito di controlli dell’Inps, tre dei quattro figli erano temporaneamente stati affidati a strutture, cambiando anche l’indirizzo di residenza. Per aver compilato quella domanda quindi M. C. è stata rinviata a giudizio per false attestazioni poiché nel periodo dal 2019 al 2021 aveva ricevuto 27.000 euro di reddito di cittadinanza calcolato sulla base di un nucleo familiare di sei persone che in realtà erano solo due. Vista la difficile situazione della coppia, lui con piccoli lavori saltuari e lei disoccupata da alcuni anni, l’Inps aveva offerto la propria disponibilità a rateizzare l’importo dovuto ma la coppia (che per legge si trova a dover restituire non solo la somma non spettante ma l’intero importo) non è riuscita a restituire nulla. Dal canto suo la donna ha dichiarato che all’atto della compilazione della domanda nessuno le aveva chiesto se il nucleo familiare fosse variato nell’arco del tempo e dato che quando il figlio maggiore era stato dato in affido non aveva però cambiato indirizzo di residenza, aveva erroneamente creduto di dover inserire anche gli altri figli come appartenenti al nucleo familiare. Del fatto che l’imputata non avesse consapevolezza di stare dichiarando il falso era convinto il pubblico ministero Alessandro Borgotallo che all’esito dell’istruttoria ha chiesto l’assoluzione per la donna in quanto non c’era prova del dolo. Alla stessa conclusione era giunto anche il difensore della donna che ha parlato di una errata percezione della realtà in quanto a chi fa domanda si richiede il reddito percepito negli ultimi due anni ma si fa riferimento solo allo stato anagrafico attuale, creando confusione in persone con problemi dal punto di vista degli strumenti culturali necessari a comprendere le richieste della pubblica amministrazione. Una richiesta accolta dalla giudice che ha assolto M. C. perché il fatto non costituisce reato.

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