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Venerdì 22 novembre 2024

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Macchinari edili noleggiati e non restituiti, due a processo

Ai danni di un'azienda di Caraglio e di una di Borgo San Dalmazzo, "spariti" escavatori, benne e martelli demolitori

La Guida - Macchinari edili noleggiati e non restituiti, due a processo

Cuneo – Due anni e due mesi di reclusione è la pena che il pubblico ministero Anna Maria Clemente ha chiesto per C. C. ed E. J., imputati di appropriazione indebita per aver preso in affitto, da due ditte di Caraglio e Borgo San Dalmazzo, escavatori mai pagati e mai più restituiti. I fatti risalgono al periodo tra gennaio e febbraio 2019 quando i due uomini si erano recati presso le ditte, di cui C. C. conosceva bene i proprietari per essere stato loro cliente ai tempi in cui lavorava nella ditta del padre, chiedendo in affitto escavatori, benne e martelli demolitori: “Doveva essere un lavoro di circa 15 giorni – aveva riferito in aula il titolare della ditta di Caraglio – per un costo di circa 1.600 euro ma gli attrezzi del valore di circa 30.000 euro non li ho più riavuti indietro”. E alla stessa cifra ammonta il valore delle macchine prese a noleggio dalla ditta di Borgo San Dalmazzo e mai più restituite. I due titolari, costituiti parti civili in giudizio, non avevano riconosciuto chiaramente E. J. che non avevano mai visto prima e che videro per pochi minuti in occasione della firma del contratto di affitto e del pagamento della caparra che venne fatto con assegno bancario risultato non incassabile. Fu proprio a partire da questo assegno che gli inquirenti risalirono a E. J. che però negò decisamente di aver mai condotto quella transazione così come negò di conoscere C. C. A sua difesa l’uomo, piccolo imprenditore edile di Busca, aveva dichiarato al giudice che probabilmente quell’assegno gli era stato sottratto dal libretto che custodiva nel cruscotto dell’auto insieme al timbro della ditta: “Presto spesso la mia auto ad amici e colleghi operai, sono stato incauto a lasciare lì dentro il libretto degli assegni con gli altri documenti della ditta”. Secondo l’accusa però questa giustificazione non era credibile, dal momento che da quel libretto mancava solo quell’assegno e poi c’era un parziale riconoscimento di E. J. da parte dell’autotrasportatore che aveva portato i macchinari nel cantiere in Francia. Di dolo e premeditazione ha parlato anche l’avvocato Vittorio Sommacal, difensore di una delle due parti civili, che ha sottolineato come il suo assistito si fidasse di C. C., suo vecchio cliente insieme al padre e di come avesse cercato in ogni modo di rientrare in possesso del materiale prima di sporgere denuncia. Alla richiesta di condanna si è associato anche l’avvocato Luca Mondino che ha parlato di danno rilevante per macchine di un altro valore mai più riavute indietro. Secondo l’avvocato Giuliana Vicinanza però a carico di E. J. un riconoscimento parziale del proprio assistito non era sufficiente per una condanna, mentre per l’avvocato Enrico Gallo difensore di C. C. non c’era assolutamente prova del coinvolgimento del proprio assistito in quel reato, avendo solo presentato l’altro uomo ai due titolari delle ditte di noleggio macchine. A conclusione delle arringhe il giudice ha rinviato per repliche e lettura del dispositivo.

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