In Piemonte il consumo di suolo vede Cuneo al secondo posto delle Province, maglia nera dopo Torino: in Provincia di Cuneo il consumo di suolo – evidenzia Coldiretti Cuneo – ha raggiunto 36.477 ettari di superficie. È quanto emerge dal Rapporto sul consumo di suolo 2022 presentato dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), che fotografa un record in Italia di terra consumata negli ultimi dieci anni.
Negli ultimi 50 anni è scomparso quasi 1 terreno agricolo su 3 (-30%) con la superficie agricola utilizzabile in Italia che si è ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari a causa dell’abbandono e della cementificazione che rende le superfici impermeabili.
Fermare il consumo di suolo secondo Coldiretti Cuneo è una battaglia di civiltà per il futuro del cibo e dell’ambiente a disposizione delle future generazioni. È essenziale difendere oggi il patrimonio agricolo e la disponibilità di terra puntando a una forma di sovranità alimentare che crei le condizioni perché il Paese diventi autosufficiente nella produzione di cibo.
La sparizione di una risorsa fondamentale come la terra fertile, oltre a pesare sugli approvvigionamenti alimentari riducendo il potenziale produttivo agricolo e forestale, sottraendo le capacità di impollinazione e favorendo l’abbandono dei territori rurali, contribuisce anche a rendere sempre più fragile il nostro territorio rendendolo più vulnerabile al cambiamento climatico.
Infatti, il suolo sepolto sotto asfalto e cemento non garantisce più l’assorbimento di milioni di metri cubi di acqua piovana che ora scorrono in superficie, aumentando la pericolosità idraulica dei territori. Oggi oltre 9 Comuni su 10 in Italia (il 93,9% del totale) hanno parte del territorio in aree a rischio idrogeologico per frane e alluvioni anche per effetto del cambiamento climatico in atto con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali e precipitazioni brevi ed intense.
Il suolo è una risorsa ambientale fondamentale, ma purtroppo limitata e non rinnovabile. Occorrono, infatti, più di 2000 anni per formare 10 cm di terreno ma, nonostante questo, ancora troppo spesso, le superfici agricole, naturali o semi-naturali vengono occupate da coperture artificiali ad un ritmo difficilmente sostenibile.
Per i prossimi anni, in assenza di una reale ripensamento dei modelli di consumo del suolo, ci troveremo di fronte ad un quadro per nulla rassicurante: entro il 2050 i nuovi suoli depauperati in Italia potrebbero superare i 155.000 ettari (valore molto distante dagli obiettivi tracciati dall’Agenda 2030, che puntano ad un saldo zero del consumo di suolo già dal 2030).
Un recente studio dell’European Environment Agency (EEA) rileva che gli effetti complessivi dei cambiamenti climatici potrebbero comportare anche forti perdite per il settore agricolo sul territorio europeo, con una riduzione del reddito agricolo dell’UE fino a un complessivo 16% entro il 2050.