Cuneo – Tra i molti cambiamenti provocati prima dalla pandemia e subito dopo dalla guerra trova posto anche la politica agricola, tanto a livello europeo che italiano.
Nel 2020 la pandemia aveva ricevuto dall’Unione europea una straordinaria risposta con la creazione del Next generation eu (Ngeu) grazie a un debito comune europeo di 750 miliardi di euro, con una parte destinata all’agricoltura. Nello stesso anno era stato, non senza difficoltà, adottato il nuovo Quadro finanziario europeo per il periodo 2021-2027 che prevedeva per l’agricoltura circa 380 miliardi di euro.
Queste risorse vengono erogate su due canali: il “Piano nazionale di ripresa e resilienza” (Pnrr) e, in misura di gran lunga maggiore, dai due Fondi del bilancio Ue, il Fondo europeo agricolo di garanzia (Feaga) e il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr), il primo con una dotazione di circa 290 miliardi e il secondo di oltre 87 miliardi.
L’insieme di queste risorse, gestite a livelli istituzionali diversi e con regole specifiche, saranno chiamate ad alimentare la nuova politica agricola comune sulla base di una riforma entrata in vigore al 1° gennaio 2023.
Questa riforma, in corso di implementazione, prevede una ripartizione dei sostegni al reddito, il 3% dei quali da riservare ai giovani sotto i 40 anni. Non meno importanti le misure introdotte per imprimere una “svolta verde” all’agricoltura europea, con l’obiettivo di sostenere pratiche agricole in favore della transizione green e accrescere il contributo fornito dall’agricoltura al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità dell’Ue. Per tale sostegno gli Stati membri dovranno dedicare a tali interventi almeno il 25% dei pagamenti diretti e almeno il 35% del Fears.
La nuova riforma prevede anche misure sociali significative che condizioneranno l’erogazione delle risorse europee al rispetto da parte dei beneficiari delle norme fondamentali in materia di condizioni di sicurezza e di salute sul lavoro. Queste norme entreranno in vigore su base volontaria nel biennio 2023-2024 e diventeranno obbligatorie a partire dal 2025.
Altre e rilevanti novità sono contenute nella riforma ormai in corso, non escluse nuove responsabilità in carico agli Stati membri, chiamati a coordinare risorse di provenienza diversa ma dentro a un quadro di priorità vincolante a livello europeo.
Non sfugge a nessuno, e in particolare ai primi beneficiari di questa nuova politica agricola comune, la svolta impressa da questa riforma che, in presenza di un contenimento della spesa agricola, oggi al 35% del bilancio Ue (era quasi il triplo in anni passati), rivela nuove ambizioni, in particolare centrate sulla necessità di un’agricoltura sostenibile e più rispettosa dell’ambiente.